Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2014
Durata:32 min.
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. HARVEST
  2. THRONE OF REIGN
  3. BELOW THE ROOT
  4. RELICS PAST
  5. ALONE
  6. ABOVE ATMOSPHERE
  7. BAVARIAN ILLUMINATI
  8. PREPARING FOR BLOOD
  9. MEMBERS

Line up

  • Dave Astor: drums, vocals
  • Tim Tiszczenko: guitars
  • Matti Way: vocals

Voto medio utenti

Secondo album per i Pathology dopo il rientro in formazione di quello scannatoio di maiali ambulante che risponde al nome di Matti Way e del compare violenta-corde Tim Tiszczenko. Dopo le parentesi più tecniche, ragionate e meno putride di Awaken To The Suffering e soprattutto The Time Of Great Purification, due lavori davvero ben riusciti, la band di San Diego ha deciso l'anno scorso di tornare alla melma primordiale con Lords Of Rephaim e oggi, seguendo la tradizione di "un disco all'anno", prosegue il discorso con questo Throne Of Reign.

Un album in cui lo slam-death in alcuni frangenti viene portato a velocità folli ma il vecchio Astor è un batterista intelligente e sa che bisogna alternare il tutto con momenti più cadenzati o addirittura grooveggianti per destare interesse ed evitare il piattume dell'album dell'anno scorso. Ecco che abbiamo 9 canzoni dalla durata media attorno ai tre minuti e mezzo, dove è possibile riscontrare una certa varietà, magari non nel cantato che si destreggia in modo efficace tra growl profondo e pig squeal, quanto piuttosto nel drumming. Certo, se i suoni non fossero così triggerati e fastidiosamente artefatti, il godimento sarebbe maggiore e la chitarra, vera assente del disco, salterebbe fuori in maniera più evidente invece di stare in primo piano unicamente in fase solista. Assoli (quasi non pervenuti nel disco precedente) che spesso paiono incollati sul brano senza un reale perché e che a volte si lasciano andare in episodi più melodici, quasi da metal cassico, vedi la bella Relics Past. Ci sono un altro paio di brani di ottimo livello, come la variegata Harvest e la title track, il senso di "piatto" emerge però diverse volte. Buono il lavoro di basso per tecnica e apporto "di pesantezza", senza che possa essere imputato dell'oscuramento della sei corde, quella è una mancanza a se stante.

In definitiva, un disco che per qualche giorno potrà sfamare la vostra voglia di brutal ma che, purtroppo, non riesce a lasciare il segno e si va a posizionare mestamente nell'immenso limbo dei lavori quasi-discreti, dell'enorme numero di band che si cimentano in queste pratiche sonore estreme.

Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.