Americani fino al midollo (riuscite ad immaginare a qualcosa di più
yankee di una marca di cereali che, in tempi di grande “euforia” per l’energia e le armi nucleari, offriva ai suoi clienti
gadget a “tema”? Ebbene è proprio da tale situazione che i
bad boys di Hagerstown traggono denominazione e parte dell’immaginario per i loro titoli …), innamorati del
rock n’roll viscerale e verace degli AC/DC (una delle loro principali influenze, assieme a Sweet, Cheap Trick e Aerosmith), i
Kix possono essere considerati una “vittima di successo” del patinato
show business degli
eighties, che tentava, riuscendoci molto spesso, di plasmare secondo le sue esigenze gli artisti che decideva di promuovere.
Apparentemente troppo “rustica” per rappresentare un concorrente
davvero efficace allo strapotere di Def Leppard e Ratt, ma anche troppo
naif e ambiziosa per opporre una consistente resistenza alle lusinghe
plagiatorie dell’Atlantic, la
band statunitense riuscì ad ottenere consensi lusinghieri e, nonostante tutto, a far emergere, in una manciata di pregevoli album (il mio preferito rimane “Blow my fuse”, ma anche gli altri sono di buon livello) la sua vera natura, fatta di vizio, sudore, euforia, elettricità e dinamite, intramezzate da qualche raro momento d’inquietudine.
Inutile sottolineare quanto sia, per un gruppo di questo tipo, particolarmente “congeniale” l’ambito
live e per questa ragione era difficile immaginare una maniera migliore per annunciare il suo ritorno alla pubblicazione di un albo in studio nuovo di zecca, prevista per il prossimo anno sempre sotto l’alto patrocinio della Frontiers Records.
“Live in Baltimore”, in versione cumulativa Cd / Dvd (qui analizziamo solo il primo, l’unico fruibile a livello promozionale e tuttavia sono sicuro che il dischetto versatile, con l’ausilio delle immagini e la sua
setlist ampliata, garantirà ulteriori plausibili motivi a supporto di un oculato investimento economico …), fornisce a tutti i
fans del
party n’ roll tutto quello di cui hanno bisogno: dosi imponenti di energia, ruffianeria ed eccitazione condensate in una serie di canzoni che possiedono praticamente tutte quell’ingrediente
diabolico capace di trasformare una serie di note espresse con modalità ampiamente collaudata in una coinvolgente esperienza sonora.
Steve Whiteman,
vocalist sanguigno, scorbutico e abile
entertainer, i chitarristi Ronnie “10/10” Younkins e Brian “Damage” Forsythe (musicisti che non lesinano volumi "a fondo scala" e
temibili “danni cerebrali”, vedasi i loro
nicknames), abili epigoni dell’immarcescibile verbo di Young e Perry e ancora Jimmy “Chocolate” (così chiamato perché nessuno riusciva a pronunciare correttamente il suo cognome … un “indizio” piuttosto sintomatico sulla tipologia dei personaggi in questione …) Chalfant e Mark Schenker (sostituto dello storico Donnie Purdell … proviene dai Funny Money, con cui Whiteman e Chalfant hanno “ingannato il tempo” prima della
reunion dei Kix), una sezione ritmica che rinuncia ai fronzoli senza perdere una stilla d’efficacia, sembrano proprio
nati per questo … farci divertire, dimenare, scuotere il capoccione e altre varie parti del corpo al ritmo inarrestabile e all’incedere sornione delle varie “No ring around Rosie”, “Atomic bombs”, "Girl money”, “Cold blood”, “Cold shower”, “Blow my fuse”, “Kix are for kids”, “Midnite dynamite” e dell’inno
glitterato e tossico "Yeah, yeah, yeah”, condito dal consueto sproloquio infervorato di Whiteman, a colloquio con un pubblico conquistato e partecipe.
"Don’t close your eyes”, un’intensa
ballad anti-suicidio, svela il lato più introspettivo dei Kix, un
fiero figlio del Maryland che ha goduto e fatto godere, lottato e accettato compromessi, è caduto e si è rialzato e oggi è ancora qui a farci illudere, anche solo per un breve momento, che la vita sia
solo una faccenda da “
rock ‘n’ roll all night & party every day” … non riuscirà verosimilmente mai a sovvertire le gerarchie artistiche e le graduatorie del genere e tuttavia per gente così un meritato
spazietto, anche nel nostro convulso e disagiato panorama discografico contemporaneo, dovrebbe essere garantito per
legge.