Circa nove mesi dopo “Svolk’em all”, disco d’esordio recensito dal sottoscritto, ecco che esce il nuovo album degli
Svolk, giovane formazione norvegese. Il quintetto ama definire il proprio stile come “bear metal”, che si può tradurre come solido heavy primi anni ’80, con cenni di epicità nordica ed una spruzzata di
scandi-stoner. Dunque mid-tempo potenti, groove energico, melodie virili e “twin guitar” dal sapore maideniano.
In alcuni casi, vedi “Living by the sword”,”Painbringer” o “Bearserk”, sembra di percepire l’eco dei Grand Magus, anche se a questa band manca ancora l’atmosfera guerriera ed evocativa dei più noti colleghi. Comunque ci sono soluzioni differenti, ad esempio l’indirizzo bluesy e notturno della bella “Twenty four twenty”, segno che gli Svolk cercano di non limitarsi ad un solo schema, per quanto efficace e positivo.
L’unica differenza rispetto al lavoro precedente, si trova nell’atteggiamento più austero adottato dal gruppo. Se prima magari si poteva cogliere una sottile vena divertita dietro le canzoni, ora è tutto maggiormente serio ed il profilo generale risulta pienamente compatto e roccioso.
Abbiamo quindi un buon album heavy con elementi rock e metal, del tipo Bible of the Devil, Valhall, The Sword, ecc, ma non è arrivato quel salto di qualità che lo avrebbe elevato sopra la media.
La prossima volta vedremo se gli Swolk saranno capaci di ulteriori passi in avanti.
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