Copertina 8

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2012
Durata:46 min.
Etichetta:Indie Recordings

Tracklist

  1. UNTAME
  2. LEAVE IT ALL TO BURN
  3. SCARECROW
  4. RED
  5. ABSENCE
  6. RESILIANT
  7. DOWN IN BLOOD
  8. SUMMONED AT NIGHT
  9. AFTERGLOW
  10. LIGHTS OUT

Line up

  • Jon Kristian Skare – Vocal, Bass, Guitar
  • Martin Wasa Olsen – Bass, Guitar
  • Morten Edseth – Drums

Voto medio utenti

Che i Posthum col prossimo cd si accorgeranno che il black è troppo limitante per loro? Un prossimo album ci deve essere, perchè Lights Out sembra un uovo filosofale che contenga in sé i germi di molteplici possibilità di creazione. Lights Out è chiamato a confermare quanto di buono contenuto nel debutto omonimo del 2009, che ha permesso loro di condividere il palco con grossi calibri come Satyricon e gli Shining svedesi. La provenienza da Nannestad, una piccola comunità nell’est della Norvegia, lontana da jet-set black metal della capitale, ha giovato ai giovani Posthum, permettendogli di sviluppare un sound che si distingue dalla maggioranza delle bands del genere per la libera unione di elementi di origine alquanto eterogenea, che li rende originali e coinvolgenti. L'album ha atmosfere cupe, malinconiche e meditative (come nell’ipnotica title-track) e le dieci tracce di cui è composto presentano un'alternanza di soluzioni fra brani costruiti su granitici mid-tempo e più classiche sfuriate black (Absence, Resiliant), ma in entrambi i casi il riffing quadrato e la spiccata valenza ritmica di Jon Kristian Skare (cantante ma anche intercambiabile basso/chitarra con Martin Wasa Olsen) costituisce il punto forte del sound della band. Insieme a quegli elementi eterogenei a cui avevo accennato. Sì, perchè, ascoltando brani come Red, Untame, Leave It All To Burn o Scarecrow, per esempio, come non notare che certi riff di chitarra, certe melodie, certe soluzioni ritmiche provengono dal post rock di band come Kyuss o Mudhoney? Nella title track o nella strumentale Afterglow, entrambe estremamente melodiche, le influenze arrivano dal progressive. Per tutte queste particolarità potremmo definire Lights Out una sorta di album di transizione, in cui è ancora chiaro l'attaccamento al black ma che gode di un respiro più ampio aprendo diverse finestre su tanto possibili quanto auspicabili sviluppi futuri. In questo contesto le vocals, nel loro essere aderenti al classico modello black, risultano troppo poco mutevoli ed espressive a livello tonale e interpretativo ed andranno adeguate al contesto. Da tenere d'occhio!
Recensione a cura di Laura Archini

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 02 ott 2012 alle 19:09

Da quando Kyuss e Mudhoney fanno "post rock"???

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