Ahhhhh, che bello… è sempre un piacere ascoltare un nuovo album dei
Master… Perché, direte voi? Non è identico al precedente? Assolutamente sì, ed è proprio questo il bello… In un mondo metal che spesso e volentieri perde la propria identità andandosi a contaminare con le influenze più improbabili, nello sfrenato tentativo di risultare “nuovo”, e quindi più appetibile ai pischelletti che del vero spirito di questa musica conoscono ben poco e vogliono solo una nuova band da ascoltare per un paio di anni prima di darsi ad altro, è sempre bello poter contare su gruppi come quello di Speckmann, che del vero spirito metal mantengono inalterata l’attitudine e l’approccio. “The new elite” prosegue il discorso intrapreso solo due anni fa con
“The human machine”, e ci presenta una manciata di brani terremotanti, che nulla lasciano all’immaginazione né tanto meno al mainstream… Una ferale miscela, come di consueto, di death metal, thrash e quell’attitudine hardcore che non guasta mai. Rispetto al suo precedente, forse si respira un’aria leggermente più fresca. Sembra quasi che i nostri si siano divertiti di più nel registrare l’album, e questa cosa traspare durante l’ascolto. Il disco è come sempre un perfetto mix di old e new, nel senso che se da un lato non si è persa un’oncia dello stile primordiale della band, dall’altro il tutto viene attualizzato (unica concessione al moderno da parte di Speck) nel suono, potente e compatto quanto basta per mettere in evidenza le ritmiche di Pradlovsky e il riffing di Nejezchleba, oltre che, naturalmente, il vocione sempre sguaiato di Paul, vero marchio di fabbrica del gruppo. Arrivati all’undicesimo album in studio, la band non ha più nulla da dover dimostrare, è ormai, con le dovute proporzioni, come il gruppo di Lemmy, una garanzia nel suo genere, e il suo immobilismo stilistico, come nel caso dei Motorhead, oltre che un vanto diventa una vera e propria forza. Ascoltate la titletrack, sparata in apertura, o “Out of control”, o “Remove the knife” (la trovate qui in basso), e vedrete come la vostra testa partirà in automatico in uno sfrenato headbanging… Non c’è poi molto da aggiungere, come sempre il discorso è lo stesso: se amate lo stile di Speck e la sua genuinità sicuramente apprezzerete anche questo “The new elite”, altrimenti lasciate stare, se siete tra quelli che, come detto in apertura, cercano cose “nuove”. Questo è un disco per die hard fans, ed è bene che sia così…
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