È da qualche anno, ormai, che c’è una cospicua frangia di ascoltatori che è alla costante ricerca di band ultra sconosciute, ultra underground, che, secondo loro, incarnano al meglio il vero spirito del metal. Ecco quindi (ma solo “grazie” a Youtube e programmi simili) che si vanno a tirar fuori demo tape quanto meno improbabili spacciandoli per oggetti di culto da ascoltare e venerare. Beh, il discorso non è proprio così semplice e lineare. Intanto, se quei gruppi anni ed anni fa sono rimasti indietro rispetto ad altri un motivo ci sarà, e per lo più si parla di valore artistico, il quale non è certo migliorato lasciandolo stagionare. Inoltre, questa mania ha portato alla nascita di tantissimi nuovi gruppi che cercano di ricalcare quelle orme, il più delle volte in maniera quanto meno discutibile. Se già gli originali non erano poi nulla di che, non si capisce in base a cosa le copie di venticinque anni dopo potrebbero ottenere risultati migliori, se non, appunto, nelle orecchie di questi pochi (per fortuna) ricercatori del sacro culto. Deve essere questa la ragione che ha spinto la Metal Blade, una volta prestigiosa etichetta scopritrice di veri talenti, a mettere sotto contratto i
Satan’s Wrath, band greca formatasi solo l’anno scorso e autrice di una sorta di metal primordiale che unisce Possessed, Bathory, Celtic Frost e gli immancabili Venom, in un risultato tutto sommato abbastanza discutibile. Se l’intenzione era quella di riportare in auge quelle sonorità che in maniera (allora) amorfa mescolavano metal classico, thrash, death e black, prima che queste ultime frange si delineassero e si staccassero dal resto in maniera netta, beh, il risultato non è poi tutto ‘sto granché… A parer mio, usare un’iconografia satanica, scrivere versi altrettanto satanici (senza poi crederci realmente), e mettere insieme 4 riff a croce, aveva un senso nel 1981, quando prima dei Venom pochi si erano spinti così in là, e i tre ragazzotti di Newcastle potevano permettersi di giocare col Diavolo ed essere comunque credibili. Farlo nel 2012 ha tutt’altro valore… senza contare che il 90% dei riff è scopiazzato qua e là… qui non si parla di influenze, di rigettare l’evoluzione, si parla proprio di plagio, e quando si arriva a tanto non ci sto più… la sufficienza è veramente striminzita e relegata al fatto che un primo ascolto può risultare simpatico, ma dubito che qualcuno riuscirà ad arrivare al secondo… Di strada ce n’è ancora molta da fare… quello che mi chiedo è cosa sia passato nella mente dei responsabili della Metal Blade per pubblicare un disco così inutile… bah…
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