Vorrei per una volta partire da un presupposto. Dalla nascita del metal i precursori del genere, e delle loro varianti, hanno tracciato profondi solchi in un terreno fertile che mai era stato coltivato.
Da allora miriadi di gruppi sono ripassati su quegli stessi tratti ma solo pochi di essi hanno lasciato segni evidenti del loro passaggio.
Da un po’ di anni a questa parte, e sicuramente anche negli anni a venire, non e’, e non sara' facile per i gruppi emergenti, uscire sul mercato con un album che non possa essere in qualche modo associato a questo o quell’altro gruppo.
Da questo punto di vista i
Pastore non fanno eccezione. Ma laddove altri avrebbero raccolto solo recensioni di similitudini, la band brasiliana riesce a mandare quell’aratro tanto profondo da lasciarne un segno ben evidente.
Preceduto dal singolo “
Brutal Storm” questo "
The End Of Our Flames" e’ il secondo vero album della band (il primo, del 2010, era "
The Price For The Human Sins") e giunge a cinque anni dalla fondazione del gruppo voluta da
Mario Pastore [Acid Storm, Delpht, Soulspell], con il sodalizio di
Raphael Gazal ai quali si sono aggiunti
Fábio Buitividas (Drums) e, dal 2011,
Alexis Gallucci (Bass) in sostituzione di Ricardo Ravache.
Se di influenze si puo’ parlare, ad un primo ascolto non si puo’ fare a meno di notare assonanze con gruppi storici quali
Judas Priest, Iron Maiden, Helloween e Iced Earth. Ma e’ la composizione dei pezzi, il gioco di ritmiche, i giri di basso ed i sostenuti tempi di batteria che rendono merito a questa band di aver creato qualcosa di speciale. La bravura degli strumentisti e’ fuori discussione:
Pastore fa tesoro della sua professione di “
vocal coach” mostrando una voce veramente importante capace di bellissimi vocalizzi di maideniana memoria ma anche – non me ne vogliano i puristi – in puro stile
Rob Halford.
La presenza della – sola - chitarra del gruppo non tragga in inganno perche’, in questo lavoro da studio, tanta e’ la capacita’ di realizzare aggressive ritmiche quanto vituosi assoli che si legano perfettamente al suonato e non buttati li’ come segno di vanita’; non e’ un caso se
Raphael Gazal si e’ posto all’attenzione del pubblico di settore tanto da guadagnarsi un’ospitata nelle pagine del magazine giapponese “
Young Guitar” .
Ma, come dicevo, e’ l’insieme dei musicisti e la struttura dei brani a funzionare lasciandoci in testa, anche dopo solo un ascolto, oltre ad una buona impressione, anche le melodie di alcuni brani.
Inoltre l’opera di produzione, realizzata dallo stesso
Gazal, ci regala un suono limpido e vigoroso.
"
The End Of Our Flames" e’ un album in puro stile heavy metal, con piccoli allunghi verso il Thrash, contenente brani tiratissimi; la sola eccezione e’ “
When The Sun Rises”.
Difficile scegliere il brano piu’ rapresentativo tra gli undici “pieces” presenti nell’album, forse “
Brutal storm” per la sua velocita’ o “
Empty word” per i riff di chitarra, ma anche “
Envy” per l’aggressivita’ del brano e soprattutto per la voce di Mario; oppure brani meno impegnativi come “
Night and day” che finiranno per entrarvi direttamente nelle orecchie.
Come dicevo, il solco e’ stato tracciato, ora aspettiamo che quanto messo a seminare inizi a germogliare e dal
12 ottobre 2012 (data di uscita dell’album), spetta a voi raccoglierne i frutti.