Il “cuor di leone” trova nuova linfa vitale (vedi gli innesti nella line-up) e torna a pulsare al ritmo di un roccioso e solido hard ’n’ heavy screziato di blues, con la pubblicazione di questo quarto disco intitolato “Abyss”.
Ho sempre amato lo stile vocale di Steve Grimmett, soprattutto per quanto proposto con i grandi Grim Reaper, sia nei primi due NWOBHM classics “See you in hell” (’84) e “Fear no evil” (’85), sia nel terzo “Rock you to hell” dell’87, che presentava sonorità meno ossianiche, ma allo stesso modo entusiasmante. La sua fugace apparizione negli Onslaught, invece, mi aveva lasciato piuttosto “freddino”, mentre il lavoro svolto nei tre dischi precedenti di questi Lionsheart, era stato di sicuro valore (in modo particolare i primi due).
Ero, quindi, curioso di ascoltare nuovamente Steve, dopo qualche anno di silenzio artistico e poter testare i “nuovi” Lionsheart.
L’assalto al calor bianco di “Screaming”, brano che apre l’album, fuga immediatamente ogni eventuale perplessità, con Grimmett autore di una prestazione maiuscola, con il suo timbro potente difficilmente confondibile, a confermare quanto espresso nel titolo.
Il chitarrista Ian Nash si rivela un ottimo musicista, producendosi in riffs e licks “cattivi” e taglienti e in solos discretamente tecnici ed ispirati, in grado di assecondare tutta l’esuberanza e l’ardore del singer britannico.
Buona anche la sezione ritmica composta da Eddie Marsh al basso e Steve Hales alla batteria (e tastiere, i cui interventi sono però ridotti al minimo).
Oltre alla già menzionata opener, altri brani da segnalare sono sicuramente il mid-tempo di “Nightmare”, con ancora una gran prova vocale, la più “rilassata” “All I got”, lo straordinario incedere di “How can I tell you?”, che con la sua linea melodica conquista la palma di miglior episodio del disco, l’urgenza hard di “I’m alive” (non c’erano dubbi Steve …), l’hard-blues di “Save me” o l'epica “How long?”, con Nash in evidenza.
Non male anche le due ballate del Cd “I need love” e “If you cut me” (soprattutto quest’ultima), a stemperare i toni di un album che altrove si mantiene su ritmi piuttosto sostenuti.
Pur non risultando nulla di assolutamente clamoroso, questo ritorno dei Lionsheart, non può che essere giudicato in maniera ampiamente positiva … intrigante, trascinante, energico… può bastare?
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