I
Bury Tomorrow, ma in generale la musica
metalcore, sono come la
Formula Uno. No, non nel senso che la gente ci si addormenta davanti, ma tra poco capirete.
Intanto vi introduco questi cinque inglesini sbarbatelli con il solito look da mani nel viso com'è d'uopo che sia nel metalcore che, dopo un primo album "
Portraits" assai gradito dal pubblico, sono stati messi sotto contratto nientepopodimeno che dalla
Nuclear Blast per questo loro come-back intitolato "
The Union of Crowns" ed uscito a fine luglio 2012.
Ovviamente il perchè leggete la recensione solo adesso è presto detto: il metalcore in questa redazione fa praticamente schifo a tutti e sono ormai 2 anni che tutte le uscite del genere se le deve sciroppare il sottoscritto (che alla fine inizia pure ad apprezzarlo...) che però d'estate è a dir poco off-limits a causa del mare, della piscina, delle sagre, dei tornei di calcetto e delle feste ad alta gradazione alcoolica per rinchiudersi in casa ad ascoltare del noiosissimo metal.
Tornando a Roma in Settembre e tornando ai
Bury Tomorrow ed al metalcore, torniamo anche al discorso della Formula Uno, ovvero: a parte gli appassionatissimi, che sono sempre meno, quanta gente si guarda la gara in attesa dell'incidente? Tantissima.
Sono più che certo che per il metalcore sia la stessa cosa. Una persona ascolta metalcore solamente perchè in frenetica attesa del ritornello frocissimo e super melodico con la voce gaia e pulita, o tuttalpiù per il contrasto che ha esso con la rozza strofa brutale con il growl, che però il 90% delle volte è inutile o, ancor peggio, fa schifo.
Quindi, parafrasando il buon Lubrano la domanda sorge spontanea:
ma che ci sta a fare la parte in growl nel metalcore? Senza di esso non sarebbe un mondo bellissimo, dove una famiglia si alza all'interno di un mulino con la fragranza di un saccottino appena sfornato ed un caffè tostato in diretta dal negretto nella piantagione sottocasa, dove anzichè mugulare e scrofare nel silenzio tutti i commensali ridono e parlano gioiosamente tra loro, con un sole radioso che filtrando dalle finestre 4 metri per 3 abbronza anche il 30 dicembre?
I Bury Tomorrow non fanno eccezione e non si fa altro che attendere che la strofa brutta/inutile uooooooo lasci spazio alla gloria ed all'esaltazione gay pride del ritornello, con le chitarrine che fanno piripiripiripiri in sottofondo, i riff in breakdown (
cit. Flop/Dulnir), ovviamente una produzione luccicosa come i denti sbiancati da
Pearl Drops (
usalooo tutti i giornii...anche tu!!! esiste ancora? mah!) e la vocina candida del chitarrista
Jason Cameron che dovrebbe prendere le redini in mano ed estromettere l'energumeno
Daniel Winter-Bates, solo al microfono, che porta dello squallido metallo nella musica dei Bury Tomorrow.
Che poi i ritornellini e la musica melodica sarebbero davvero azzeccate nel 90% dei casi, ovviamente piuttosto banali e ripetitivi, però chi se ne frega, funzionano e fanno cantare a squarciagola, ed i breaks melodici mettono quella sensazione un po' così, un po'
Asking Alexandria un po'
Parkway Drive ed un po'
Bring Me the Horizon, mezzi inquietanti mezzi paraculi, ma insomma alla fine è una figata e sto disco lo ascolterei 10 volte di fila se non ci fossero sti inserti brutti growlati e metal che RARAMENTE ci stanno davvero bene, tipo in "
Bitemarks" o "
Kingdom", ma è una cosa rara.
E cosa dire dell'iniziale "
Redeemer"? Dai come si fa a non apprezzare sta robaccia qua, è come dire che il panino del Mac fa schifo: miglior canzone del disco. La furbata poi è stata fatta nello scegliere come video ufficiale uno dei brani meno riusciti che vedete qui in fondo alla recensione. D'altronde so' inglesi.
Altra qualità del disco è che le canzoni durano tutte poco, praticamente tutte sotto i 4 minuti, e questo è un gran bene...tanto sono tipo 200, tanto che la durata globale sfiora i 60 minuti: diciamo che 40 sarebbero stati più che sufficienti.
Che dire?
Un disco estivo, nel senso che dura qualche ascolto e poi si dimentica da qualche parte, ma che il suo effetto lo fa, gasa in quelle poche settimane di playlist: settimane che potevano essere anni se i Bury Tomorrow non fossero stati semi-metallari ed avessero limitato al rock le loro influenze: la conclusiva "
A Curse", che sembra tratta da un videogioco
Commodore64 intitolato "
The Last Ninja", e la bellissima e priva di growl "
1603" sono perfette esemplificazioni di cosa avrebbero potuto essere, perchè di buon gusto nella melodia e di paraculaggine paiono essere dotati MOLTO di più di quasi tutti gli altri illustri colleghi.