La stagione eterna ricordata nel titolo forse fa riferimento alla monotonia di un album che è uguale dall'inizio alla fine, oppure io non ho ben capito dove vogliono andare a parare i francesi
Glowsun qui alla loro seconda prova discografica, prima per la prestigiosa Napalm.
Il loro è uno stoner rock, per gran parte strumentale, sorretto, dall'inizio alla fine, dalla chitarra in wah wah di
Johan Jaccob che, sporadicamente, si occupa anche delle vocals dal sapore vagamente sognante, e che marca profondamente tutta la musica del terzetto.
Una musica ruvida, psichedelica, pachidermica, in grado di esplodere anche con rabbia e veemenza, che deve la sua raison d'etre a numi tutelari come
Kyuss,
Monster Magnet e, di conseguenza,
Black Sabbath, e che risulta essere davvero molto pesante per via della sua monoliticità.
Certo, aspettarsi grosse variazioni in un genere come lo stoner significa non conoscere questo particolare forma di musica, tuttavia
"Eternal Season" non riesce ad emergere per via di brani che alla fine sembrano tutti uguali e che non fanno niente per ficcarsi nel cervello di chi ascolta.
Va sottolineato, comunque, che l'atmosfera "sudata", diremmo sudista, certamente ricercata dal gruppo è ben rappresentata ed espressa dalla loro musica così come è altrettanto doveroso rimarcare che le lunghe fughe psichedeliche e distorte, se ascoltate nel giusto mood, hanno il loro fascino e la loro forza iconoclasta.
Io, sinceramente, ho fatto fatica ad ascoltare tutto l'album, ma non sarei sincero se non vi dicessi che certi passaggi, certe armonizzazioni risultano interessanti e ben fatte facendo dunque lievitare il valore di un prodotto, valore al quale contribuisce anche la buona tecnica strumentale dei tre ragazzi.
Il giudizio finale per un album come questo non può, per quanto detto, che essere il classico:
solo per appassionati.
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