Funeral - In Fields Of Pestilent Grief

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2002
Durata:55 min.
Etichetta:Nocturnal Music
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. YELD TO ME
  2. TRULY A SUFFERING
  3. THE REPENTANT
  4. THE STINGS I CARRY
  5. WHEN LIGHT WILL DAWN
  6. IN FIELDS OF PESTILENT GRIEF
  7. FACING FAILURE
  8. WHAT COULD HAVE BEEN
  9. VILE ARE THE PAINS
  10. EPILOGUE

Line up

  • Hanne Hukketterg: vocals
  • Idar Bucheim: guitars
  • Christian Loes: guitars
  • Einar Fredriksen: bass
  • Kjeili Ottersen: keyboards
  • Anders Eek: drums
  • Eli Hukkelberg: vocals

Voto medio utenti

Dal freddo e glaciale nord europeo, ecco che arrivano i Funeral, seven piece combo, che sembra adorare il verbo lento e tormentato del Doom, quello di ispirazione profondamente gotica ed iconoclastica....non è un caso che questa band abbia una profonda vena compositiva che si può ricondurre inevitabilmente a chi, prima di tutti, ha dato il via ad una certa tipologia di suono, ovvero i grandiosi My Dying Bride e gli ottimi 3rd And The Mortal (soprattutto per quanto riguarda le prime produzioni targate Kari Rueslatten), comunque dimostrando di camminare perfettamente con le proprie gambe e di pensare con il proprio cervello, anche aiutati da un'ottima produzione in linea con il suono oscuro e granitico che un lavoro del genere deve sempre e comunque proporre. Atmosfere cupe come la pece, dotate di un’impalpabile aria eterea donatele dalla voce in stile soprano della singer Hanne (gli inserti maschili di Eli sono minimali, tranne che in ‘Vile Are The Pains’ ove sono nettamente lead vocals) mentre un pesantissimo riffing martoria il fisico dell’ascoltatore, gridando a gran voce l’insofferenza dell’essere umano. Aperture melodiche, che più di una volta ricordano un masterpiece assoluto del genere, ovvero ‘Dance Of December Souls’ dei padri oscuri Katatonia –quando ancora regnavano nel fango e nelle paludi- , sono alla base di questo platter, dilatando l’ombra oscura che esso contiene. Penso che questi ragazzi dei Funeral portino con loro tanta tristezza e tanta amarezza, che perfettamente viene riproposta in musica. L’unica pecca è, forse, una tendenza alla staticità globale dell’album stesso, ma penso che il Doom, se fatto con il cuore e con la passione porti inevitabilmente a questo…rimangono comunque piccole gemme di verde e trasparente lucentezza, come l’incalzante ‘The Repentant’, song robusta e ricercata, soprattutto nella vena atmosferica e nei cambi di tempo, la timida e drammatica ‘The Stings I Carry’, una song di oltre 7 minuti, ove un intro arpeggiato sembra voler indicare la fine della luce eterna, o ancora il piano solista della breve, ma densa di sentimento ‘When Light Will Dawn’, senza dimenticare l’ottima titletrack. Un album interessante, che merita senz’altro un ascolto da parte di tutti i fedeli della Mia Sposa Morente e di un Doom che molto spesso viene lasciato, erratamente, cadere nel dimenticatoio.
Recensione a cura di Massimo 'Whora' Pirazzoli

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