Mamma, mi si è bloccato il batterista!Sesto capitolo per i tedeschi
Rebellion che tornano sulle scene con Arminius- Furor Teutonicus. Dagli alti e bassi che li avevano caratterizzato in passato, il cui apice era stato raggiunto con
Arise: From Ginnungagap To Ragnarok - History Of The Vikings, Vol. III con questa nuova uscita si arenano in una staticità dalla quale tuttavia continuano a intravedersi spiragli di qualità.
Questa volta ci spostiamo nelle terre dell’Europa centrale, teatro delle vicende narrate nel disco: ancora una volta l’aspetto narrativo, le liriche e se vogliamo anche l’interpretazione si dimostrano le loro armi migliori; ma come avrete capito il problema di base di questo disco sta nel presentarsi eccessivamente ridondante e la ritmica finisce con diventare ossessiva.
Quest’effetto ha il duplice effetto di rendere un brano
“The Seerless Tower” interessante dal punto di vista delle peculiarità sceniche che ben si sposano con il songwriting, e contemporaneamente di appesantire l’ascolto dell’album che traccia dopo traccia diventa ripetitivo e appunto statico, inerte, innocuo.
Sopra mi riferivo al batterista ma non è l’unico da demonizzare, dato che di fatto anche gli altri componenti mettono su un sound ossessionato da un’esecuzione poco incisiva e nemmeno tanto ricercata tant’è che il legame con i Grave Digger pare diventi sempre più forte.
Ne segue così che oltre a quello citato, uno dei migliori brani sia il
“Requiem” conclusivo (no, non per seppellire il disco!), interessante seppur non eccezionale sonata apprezzata ancor di più per il fatto che risulti piacevolmente diversa da quanto ascoltato in precedenza. Promosso con buoni voti anche il singer Michael Seifert
Per la maggiore tutte le tracce prese singolarmente si presentano abbastanza decenti, è questo presentarsi però tutte troppo simili che le rende poco godibili e, visto che l’heavy/power dei Rebellion presenta alla base delle pretese narrative importanti, il loro lavoro sfuma verso un’insufficienza.
Anche la produzione presenta le sue pecche, dando poca enfasi a dettagli che messi in evidenza avrebbero aggiustato un po’ il tiro all’intero album.
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