Storia particolare, quella dei
Pagan Altar. La band aveva preso vita giusto in tempo per fare parte della NWOBHM, realizzando proprio il presente album nel lontano 1982. Ma il mondo non era pronto per il loro dinamico dark rock sabbathiano, innervato da qualche vibrazione proto-metal. Così in un lampo, sparisce il disco ed anche il gruppo.
Però dicono che a tutti capita una seconda occasione nella vita ( spero la mia arrivi prima del loculo…nda ) infatti i Pagan Altar sono tornati sulle scene da qualche anno, conquistando i doomsters con i loro live show infuocati.
Ed ecco che l’esordio di trent’anni fa viene rimasterizzato, lucidato e pubblicato, mantenendo comunque l’artwork originale.
Dire che il lavoro suona ancora fresco e convincente è una banalità, in tempi dove si ripesca qualsiasi cosa che sembri antica. Ma è la pura verità. Un chitarrismo travolgente, la voce pacata ma carismatica, i ritmi potenti e molto, molto, stile Black Sabbath (vedi Night Rider), ma soprattutto quell’atmosfera uggiosa, occulta, lievemente nostalgica, che ci riporta ai Trouble, ai Witchfynder General, ai Pentagram, ecc. I brani sono cavalcate potenti, energiche, sostanziose, con un tiro che spesso invita all’headbanging pur se le radici sono chiaramente proto-doom. Però non s’intende certo doom metal odierno, depressivo fino alla nausea, bensì una musica profondamente legata all’hard rock del decennio precedente. Così i brani risultano vitali e trascinanti, vedi “Pagan altar”, la più ombrosa “In the wake of Armadeus”, ed ancora l’eccellente title-track con la lead guitar sugli scudi e così via, senza alcuna perdita di tensione.
E’ un mistero il fatto che questo lavoro non abbia ottenuto l’attenzione che avrebbe meritato, visto che è più interessante di molte realizzazioni moderne del settore. In attesa che i Pagan Altar ci regalino nuovo materiale, è opportuno procurarsi il loro gioiellino d’annata.
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