I
Dynfari sono un duo proveniente dall’Islanda, qui al secondo disco dopo l’omonimo e autoprodotto debutto dell’anno scorso. Messi sotto contratto dalla Code666 hanno subito sfornato il qui presente “
Sem Skugginn”, disco di black metal atmosferico in madrelingua.
Veniamo subito in media res e diciamo pure che questo disco è troppo lungo. 75 minuti, per nove canzoni, sono troppi, e sono troppi perché la formula di contaminare un black metal ordinario, vecchia maniera, senza alcun picco compositivo degno di nota, con lunghi intermezzi atmosferici, che vanno dall’ambient al folk, anche grazie all’utilizzo di strumenti acustici e flauti, risulta alquanto noioso e privo di mordente.
Di converso è pur vero che considerato nel complesso il disco ‘fa atmosfera”, perché le folate di black gelido e cattivo, diluite in un contesto di arpeggi depressivi e malinconici, ci portano direttamente nella terra dei nostri, la terra del ghiaccio e del fuoco, tra contrasti accentuati e visioni mozzafiato della natura selvaggia e incontaminata.
Probabilmente, anche data la giovine età dei due islandesi, manca una certa maturità compositiva, che spinga verso soluzioni più personali e, perché no, più sperimentali.
Vorrei parlare di intensità, ma quando si fa un disco che vive di sensazioni l’unica intensità cui si può far riferimento è quella emozionale. Ecco, da questo punto di vista, pur regalando buone vibrazioni, “
Sem Skugginn” non riesce quasi mai a trascinare l’ascoltatore nel suo mondo, a isolarlo dal contesto, a vivificargli le proprie sensazioni.
Un buon disco, ma in futuro ci aspettiamo di più.
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