Che bello questo brevissimo debutto (appena ventidue minuti) degli italiani
Australasia. Brevi pennellate di colore, istantanee di paesaggi esteriori ed interiori, suggestive proprio perché fuggevoli, intense come un emozione. Shoegaze minimale, quasi completamente strumentale, se si eccettua
Apnea, dove una eterea voce femminile richiama i Cocteau Twins. L'iniziale
Antenna mi ha fatto pensare ai pezzi più intimisti dei Cure.
Spineè post rock con un finale di nuovo wave. La maggior parte del lavoro grava sulla chitarra, che, in assenza della voce, ha il compito di rendere le atmosfere di volta in volta evocate, passando da sognanti arpeggi, a riff di chiara derivazione black: ascoltate
Scenario. Pesa molto l'influenza di bands come Deafheaven, Mogwai, Red Sparowes (a loro volta debitori dei Joy Division) e Cult of Luna ma il duo Australasia non è una mera copia, riesce a fondere con fluidità generi ed influenze in apparenza diversi, ma che qui magicamente mostrano la loro continuità: gli stessi chiaroscuri, le stesse note declinate con forme cangianti. Sulla gelida e notturna
Retina compaiono gli At the Gates che danzano con i Joy Division. Non trovo difetti, non una sbavatura. Non so quanto successo possa avere in Italia una proposta del genere ma ha tutte le carte in regola per averlo sul più vasto mercato estero.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?