Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2012
Durata:49 min.
Etichetta:AFM
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE INDUSTRIALIST
  2. RECHARGER
  3. NEW MESSIAH
  4. GOD EATER
  5. DEPRAVED MIND MURDER
  6. VIRUS OF FAITH
  7. DIFFERENCE ENGINE
  8. DISSEMBLE
  9. RELIGION IS FLAWED BECAUSE MAN IS FLAWED
  10. HUMAN AUGMENTATION

Line up

  • Dino Cazares: guitars
  • Burton C. Bell: vocals
  • Matt DeVries: bass
  • Mike Heller: drums

Voto medio utenti

Mah.
Non nascondo la delusione per questo nuovo capitolo degli americani Fear Factory, così come non la nascondo per aver visto Stroud fuori dalla formazione, così come il rientro di Cazares, la fuoriuscita di Herrera, quella di Olde Wolbers... Insomma, i Fear Factory danno proprio l'impressione di aver imboccato da un bel pezzo la seconda parte della propria carriera, quella declinante, che magari qua e là sa ancora regalare delle emozioni, tramite dei colpi di coda ispirati dalla classe che hanno dimostrato di avere in passato, ma che in generale è ormai spompa ed usurata e che si limita, quando va bene, al compitino senza mai tornare lontanamente ai fasti di un tempo, e che quando va male invece ci regala delle superciofeche urticanti come "Digimortal" o "Transgression".

Il precedente "Mechanize" non era stato un brutto capitolo: forse poco omogeneo, con i brani tirati un po' troppo tutti uguali ed asettici (ed in questo il rientro di Cazares è stata una fregatura bella e buona), invece piuttosto buono in quelli melodici, come "Final Exit" che davvero sembrava essere stata composta a fine anni '90, ma in ogni caso un disco che si lasciava ascoltare piuttosto volentieri, seppur senza troppe pretese; purtroppo il nuovo album, sempre su AFM, intitolato "The Industrialist" sembra, anche se è brutto dirlo, un "Mechanize" seconda parte, ovvero gli scarti del primo.

Brani pressochè identici per stile e registrazione, ma semplicemente meno riusciti, meno ispirati, meno fatti bene: c'è sempre, e me ne rammarico non poco, il riffing piattissimo di un Cazares ormai incapace di creare un qualcosa che non sia il solito "ghghghghghghghghghgh" stoppato e ripetuto all'infinito, con i chorus monopolizzati dai gorgheggi (in studio...) di Bell, quando più azzeccati, quando meno.

Purtroppo manca, eccome se manca, il drumming di Herrera: non so chi abbia suonato questo disco, se il nuovo Heller o sempre Hoglan, in ogni caso la differenza è palese, peraltro come accaduto col precedente "Mechanize": i brani come detto sono un po' altalenanti, la stessa title track è onestamente insignificante, molto meglio le old style "Recharger" e "New Messiah", letteralmente estratte da "Demanufacture" ed "Obsolete"; molto interessante sarebbe "God Eater", purtroppo rovinata in quanto troppo infarcita di inutili e ridondanti samples, che poi lascia spazio ad una parte centrale del disco davvero troppo sotto tono, che passa in sordina senza una vera emozione o sussulto che sia.

Ci avviciniamo fiduciosi al finale... come al solito, pensiamo, tutti gli sforzi compositivi dei Fear Factory si concentreranno sul finale, con l'epica conclusione dell'intro "Religion is Flawed Because Man Is Flawed" che ci introduce "Human Augmentation", 9 minuti di... NIENTE.

Niente totale, invece della solita (bellissima) suite conclusiva ci ritroviamo in mezzo a suoni di sferragliamenti vari, lamierati che si contorcono, laser che sibilano...insomma i soliti ambientini urbani di Los Angeles nel 2099 sconvolta dalle guerre nucleari, Skynet, Terminator ecc ecc, tutto molto bello, peccato che questo non sia un film e che noi vorremmo della musica.

Peccato, un vero peccato ed ennesima occasione sprecata da parte di una delle band più dotate e sciupone degli ultimi anni.

Il 5,5 è di fiducia/stima perchè di fronte a scempi così mi sale una rabbia che mi fa girare...la rotellina del mouse pericolosamente verso il 4, ma sarebbe ingiusto.
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

Ultime opinioni dei lettori

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 09 lug 2012 alle 18:31

disco oltremodo noiso...

Inserito il 06 giu 2012 alle 21:16

Disco penoso, recensione oltremodo benevola.

Inserito il 05 giu 2012 alle 12:32

Recensione di Industrialist più coerente che abbia letto. E' un gruppo che ho amato visceralmente e che tutt'ora mi fa battere il cuore, tuttavia apprezzo il coraggio (forse proprio perchè Graz dice di amarli) di recensire Industrialist per quello che è: buon disco, che però se si paragona già a Mechanize, svela tutta la sua debolezza e il non essere all'altezza di un nome. Mi ha richiamatoi alla memoria quel brutto effetto chemi fu servito anche da Obsolete: un "disco bis" già pronto nel cassetto da sfoderare a seconda dei risultati acquisiti dal predecessore. Nel caso di Obsolete fu "paura di volare", paura di tradire aspettative o comunque innovare o rischiare qulache (dovuto) passo avanti alla luce di quella cosa dell'altro mondo che è (e sempre sarà) Demanufacture; oggi, più semplicemente, paura di scivolare nel dimenticatoio più buio, rimescolando le (buone e a tratti ottime) carte giocate con Mechanize. Peccato. Lunga vita a Dinito, lunga vita a BCB e lunga vita ai FF. In fin dei conti va bene così. Su Obsolete non sono assolutamente d'accordo. Per me è un capolavoro, personalmente lo preferisco al precedente. Non ho mai capito questo mito del primo album (nel caso di "Demanufacture" il secondo, ma il primo vero cyber industrial metal), secondo me negli album successivi le band si sgrezzano molto e rivelano i loro intenti, iniziando a suonare come vorrebbero.

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