Con un riffing che rimanda inequivocabilmente, pur se con le dovute proporzioni, agli Slayer, e un singer che sembra un clone di Mike Muir dei Suicidal Tendencies, arrivano dalla fredda Svezia i
Dr. Living Dead!, ennesimo gruppo che farà la felicità dei thrasher old school più incalliti. D’altra parte come potrebbe essere altrimenti? Se alle due caratteristiche appena elencate, che sono le più evidenti, aggiungete i classici coretti sguaiati in stile Anthrax, delle ritmiche serrate e una produzione volutamente vintage, il gioco è fatto. Poco più di mezz’ora di puro thrash old style, con brani diretti che raramente superano i tre minuti di durata, quindi per nulla tediosi, che rendono l’album, appunto, piacevole all’ascolto, se non si hanno grandi pretese e non ci si aspetta chissà cosa di innovativo o di particolarmente tecnico ed intricato. Niente di nuovo quindi, se non una mazzata di crossover/thrashcore in pieno stile anni ’80, sulla scia dei già citati big, ma anche di gruppi più sconosciuti tipo Uncle Slam o Cryptic Slaughter, ovviamente attualizzati, riservata ad una precisa fascia di pubblico, un dischetto senza pretese, se non quelle di farvi scapocciare. Se pensate di non rientrare in questa fascia d’ascolto, girate al largo, “Radioactive intervention” non fa per voi. Da parte loro i Dr. Living Dead! riescono a trasmettere attitudine e passione attraverso i loro brani, il disco convince e diverte, e li pone sicuramente sul podio del thrash europeo, tra le nuove leve, s’intende… Che si spingano più sul thrash con brani tipo “Life sucks” o la titletrack, o più sul crossover con “Signs from the other side” (chi ha detto Suicidal Tendencies?? Sì, proprio loro…), gli svedesi picchiano come forsennati, e tracks come “Dead new world” o “The meaning of life” o “Timeless”, riescono a convincere l’ascoltatore, anche perché riescono a differenziarsi quel tanto che basta rispetto alla miriade di band thrash dell’ultima generazione. E come gli album dei loro colleghi, questo disco dei Dr. Living Dead! è riservato ad un pubblico di giovanissimi o di nostalgici… quindi, non vi resta altro da fare che tirare fuori la bandana dal cassetto, spolverare le vecchie scarpe alte da basket, oliare i cuscinetti dello skate, mettervi le cuffie e spararvi a tutto volume “Radioactive intervention”. Se siete giovani farete qualche ottimo trick con lo skate… se siete più attempati, occhio, l’età non è più quella di una volta, e le ossa si rompono più facilmente…
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