Altra formazione del sud degli Stati Uniti, precisamente dalla Georgia, gli
American Heritage si erano messi in luce un lustro fa con l’album “Millenarian” per poi sparire dalla circolazione. Adesso tornano all’assalto con una vera mazzata sonica, un misto di sludge-core, thrash claustrofobico, hardcore, con un pizzico di cafoneria southern a condire il tutto.
L’influenza dei primi Mastodon è palese in brani come “Chaotic obliteration” e “Abduction cruiser”, ma il gruppo ha il merito di non fossilizzarsi su tale modello provando a spingere decisamente sul pedale della brutalità pura, vedi la devastante “Morbid angle” dove si sfiorano territori crust-grind. Ed ancora, se l’opener “City of God” mostra un’inflessione punk nella sua diretta ferocia, la conclusiva “WWDHD” possiede la pesantezza e l’oscurità per sfidare i Down o gli Scissorfight sul piano muscolare.
Le tracce del disco sono strumentalmente complesse, come è stato insegnato da opere come “Leviathan”, senza raggiungere mai una
cerebralità fastidiosa o stucchevole. Qui domina la potenza, il maglio enorme che piomba dall’alto a sbriciolare ogni resistenza, ma con ottima perizia tecnica ed un sottile humour nero che affiora in alcuni titoli (“Tomb Cruise” ?!?). Inoltre, a conferma delle radici di questo sound, c’è la presenza di numerosi ospiti da bands del settore, Black Cobra, Intronaut, Buried at Sea, e soprattutto di Bill Kelliher dei Mastodon, segno evidente di quanto gli American Heritage siano considerati parte di un “giro” heavy metal/sludge prettamente americano.
Perciò il presente lavoro è decisamente consigliato ai fans dei gruppi citati nella recensione.
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