Debutto per questa band di Charlotte, North Carolina, messa in piedi dall’esperto Anders Manga, bassista/cantante ed anche produttore dell’album. Siamo di fronte ad uno stile ibrido, che cerca di fondere una base di classico rock americano con atmosfere riconducibili al dark rock settantiano e perfino con il gusto gotico-occulto alla Alice Cooper. Operazione che non viene realizzata fino in fondo.
Infatti i brani, pur ben concepiti ed eseguiti, da un lato mancano un poco d’impatto e cattiveria, mentre dall’altro non esprimono melodie davvero vincenti. In effetti i
Bloody Hammers mi ricordano molto un gruppo come i Fireball Ministry, anch’essi autori di album esteticamente decenti ma mai pienamente soddisfacenti.
Troviamo alcune canzoni abbastanza grintose, come “Witch of Endor”, “The witching hour”, “Trisect”, ma i riff di matrice sabbathiana non sono certo molto originali mentre l’assenza di assoli e le linee vocali non sufficientemente ossianiche ne smorzano l’aggressività. In sostanza un disco in chiaroscuro che sembra procedere col freno a mano tirato.
Mi auguro che Manga e compagni, da segnalare la bella tastierista Devallia, possano in futuro offrirci qualcosa di più sostanzioso, visto che perlomeno possiedono un certo humour dato che si propongono come accompagnamento per matrimoni, feste nei campi nudisti e riti satanici.
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