Prima di cominciare a scrivere, ho riascoltato questo cd tre volte. Gli
Antimatter sono un nome importante, di assoluta rilevanza artistica, e volevo essere sicura del giudizio. Ora posso dire in tutta tranquillità che
Fear Of A Unique Identity è un gradino al di sotto del precedente
Leaving Eden. Questo è il secondo album senza Duncan Patterson, ma, se Leaving Eden si manteneva su standard elevati, qui la noia comincia a far capolino in più di un'occasione, insieme ad una certa ripetitività. Intendiamoci, stiamo parlando sempre di musica di un certo livello e, se presi singolarmente, i brani sono, salvo qualche eccezione (la scialba title track, ad esempio), tutti interessanti; però, sentiti in successione, ci si accorge che sono eccessivamente simili e mono-toni, in senso letterale. L'ex Anathema Duncan Patterson costituiva la parte più sperimentale del duo; a lui si devono gli episodi elettronici, trip hop, rarefatti, che hanno fatto la fortuna di albums come Saviour. Mick Moss è sempre stato più vicino ad un rock acustico, dark, d'autore; neanche a farlo apposta, ha una voce simile in maniera impressionante a quella di Eddie Vedder, tanto che, spesso, si ha l'impressione di stare ascoltando dei Pearl Jam più intimisti. Insieme le loro due anime concorrevano a rendere i vecchi lavori degli Antimatter così particolari; ora che a prevalere è la parte più "classica" il rischio di scivolare dal melancholic rock agli sbadigli, va sempre tenuto sotto controllo. Arrangiamenti curati ma non invasivi, synth ridotti all'osso, struttura dei brani
essenziale, tanta eleganza. Com'è che si dice? E' una musica che va vissuta nelle storie che racconta, nelle sfaccettature dei sentimenti che vuole evocare, piuttosto che analizzata. Promosso con riserva, in attesa di sentire il successore.