Gli svedesi
In Mourning appartengono alla sfortunata categoria di quei gruppi che pur avendo seminato molto hanno raccolto poco.
Il loro
prog death/doom metal, sebbene di pregevolissima fattura, non è riuscito, fino ad ora, a far emergere i nostri dal semi anonimato dell'underground, garantendo, da un lato, ai cinque ragazzi l'unanime riconoscimento della critica ma anche, dall'altro, l'impossibilità di raggiungere il "grande" pubblico.
E la cosa, diciamolo, fa molta rabbia se consideriamo la discutibile qualità di nomi che invece sono riusciti ad affermarsi nel variopinto panorama del metal internazionale.
Ma torniamo a noi.
"The Weight of Oceans" è il terzo lavoro del gruppo di Falun e, qualitativamente, si pone sullo stesso piano, più o meno, delle uscite precedenti. Diverso, invece, è l'approccio alla composizione: gli In Mourning hanno, infatti, spinto molto sul lato atmosferico della loro musica, consegnandoci un album dallo spiccato gusto melodico e dalla ricerca di una forma canzone che fosse il più possibile aderente alla, evidente, volontà del gruppo di risultare più "immediato" (prendete il termine con la dovuta cautela).
Intendiamoci, gli
In Mourning non si sono certamente messi a suonare pop e le loro canzoni risultano sempre molto complesse e finemente arrangiate, ma mi pare di scorgere una maggiore facilità di fruizione della loro musica.
Certamente in nome degli
Opeth rimane quello più indicato quando si deve scegliere un punto di riferimento per descrivere la proposta degli svedesi, ma in questo nuovo capitolo si possono individuare anche partiture puramente doom ed aperture, in particolare delle chitarre, che puntano verso il metal più classico. L'approccio vocale, come sempre, risulta molto ben congeniato ed articolato variando, continuamente, dal growl ad un magnifico scream, in particolare usato nei momenti più evocativi e malinconici, fino ad arrivare all'uso delle voci pulite come accade nella "ballad" (meglio prog ballad)
"Celestial Tear", episodio, questo si, molto vicino al gruppo di
Mikael Åkerfeldt del periodo
"Deliverance"/"Damnation".
Ad onor del vero va detto che se la prima parte del disco risulta magnifica e brani come la straordinaria opener
"Colossus", summa di tutte le caratteristiche dei nostri in grado come è di unire melodia, potenza, complessità di arrangiamento ed assolo di squisita fattura, o
"A Vow to Conquer the Ocean", dalla disarmante potenza evocativa, siano dei piccoli capolavori, va anche detto, però, che sul finale
"The Weight of Oceans" perda un po' del suo mordente inanellando una serie di brani poco convincenti sebbene sempre sopra la media.
Al di là di questo difetto, resta il fatto che gli
In Mourning ci hanno di nuovo consegnato un disco bello, ottimamente suonato, potente, ricco di eleganti armonizzazioni e di una patina di malinconia molto efficace, tutti elementi questi che faranno la felicità di tutti colori i quali dal metal cercano anche il cervello e non solo i muscoli.
Che altro dirvi?
Speriamo che ottengano il meritato successo.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?