RNDM si legge “random”, casuale, come l’incontro fra tre tra i personaggi più importanti della scena di Seattle: Jeff Ament (Pearl Jam e molti altri), il drummer Richard Stuverud e il cantautore Joseph Arthur.
Il terzetto si conosce e collabora da anni, ma solo ultimamente ha trovato tempo e voglia per mettere insieme un disco, scegliendo 12 tra gli oltre 20 brani scritti in pochi giorni di convivenza nello studio di Ament. Quello che ne viene fuori è un disco su cui stelle e strisce sono marchiate a fuoco: un rock semplice e decisamente contemporaneo, dove l’anima di Seattle viene fuori spesso ma non domina un sound che rimane solare e vivace, nonché estremamente eterogeneo e carico di influenze diverse.
A chi può piacere un album di questo tipo? Ai fan dei Pearl Jam decisamente sì, perché se hanno gradito (passatemela) le ultime porcate soliste di Vedder qui si troveranno di fronte a un capolavoro epocale. Ai fan del sound di Seattle nì…diciamo solo a quelli più aperti a tante cose che sono venute dopo. Ai fan del pop rock made in USA piacerà tantissimo, mentre i più duri e puri amanti del rock potrebbero avere di che storcere il naso.
Cercando di ascoltare questo lavoro dimenticandosi di chi si ha di fronte, viene fuori una sufficienza piena, ma nulla di più. Certo, un compagno piacevole per qualche quarto d’ora di macchina, per una passeggiata con le cuffie nelle orecchie, ma di sicuro non un album destinato a segnare un’epoca o ad essere macinato centinaia di volte nello stereo. Diciamo uno stuzzicante antipasto in attesa che Ament si riunisca al buon Eddie & co per realizzare il nuovo attesissimo album dei Pearl Jam.
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