1998 … per i
Threshold è giunto il momento del “Clone” … ovviamente stiamo parlando solo del titolo del loro quarto
studio-album e non di un’improvvisa esigenza
imitativa, caratteristica che peraltro non ha mai fatto parte del nobile
DNA del gruppo britannico.
I pericoli dell’ingegneria genetica fanno da intreccio narrativo ad un disco che conferma (dopo la maggiore melodrammaticità degli esordi) l’approccio artistico orientato ad una forma abbastanza rigorosa di
prog-metal e vede l’ingresso del
vocalist Andrew ‘Mac’ McDermott (ex Sargant Fury, scomparso prematuramente nel 2011), dotato di una laringe stentorea e tersa (più simile a quella di Glynn Morgan che non al passionale strumento della fonazione modulata posseduto dallo “storico” Damian Wilson) sicuramente molto adeguata alla situazione.
Come sempre permane, anche in tale contesto, la personalità di una
band dallo stile piuttosto riconoscibile e dalla sensibilità non banale, aspetti evidenti soprattutto in brani decisamente intriganti come "Angels” (una mutevole girandola sensoriale …), “The latent gene” (l’atmosfera è a tratti fin troppo Queensryche-
esque, ma lo sviluppo armonico è nell'insieme degno di ammirazione …), l’intensa e fosca "Lovelorn”, "Goodbye Mother Earth” (tra Dream Theater e Pink Floyd) e ancora la suggestiva “Voyager II” (il crescendo emotivo è da brividi …) e la nuovamente Floyd-
iana “Sunrise on Mars”, mentre non dispiacciono al contempo gli strappi maggiormente aggressivi di “Freaks”, in cui i nostri dimostrano di saper gestire piuttosto bene la “materia” imbevendola di flussi melodici ed enfatici di notevole suggestione.
Altrove emergono episodi leggermente meno efficaci (“Change”, piacevole eppure forse un po’ troppo prevedibile, “Life's too good” non perfettamente “a fuoco” …), a completare il programma di un lavoro globalmente un po’ troppo “convenzionale” per gli elevati
standard artistici dei Threshold e tuttavia meritevole di attenzione.
L’
Edizione Definitiva della Nuclear Blast prevede, come di consueto, una gradita sezione
bonus, qui rappresentata da un paio di brani
live catturati a Parigi nel 2001 e da una versione
uncut dell’ottima “The latent gene” … materiale di buona qualità, sebbene non particolarmente “determinante” per la valutazione finale.
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