E' possibile, dico io, passare dall'avere un gruppo che suona death metal al creare un gruppo power, risultando al contempo credibili? Fino a qualche tempo fa avrei riso di gusto. Poi mi è capitato tra le mani questo "
From Dawn to Dusk" (diamine però, un po' più di fantasia non guastava!) dei nostrani
At the Dawn e ho dovuto cambiare completamente idea.
Si perchè 3 membri su 5 dell'attuale formazione degli imolesi At the Dawn, nel dettaglio i due chitarristi
Michele Vinci e
Michele Viaggi e il batterista
Mattia Ughi, fino a poco tempo fa suonavano negli ormai defunti Conspiracy, formazione dedita a un melodic death che mai avrebbe lasciato pensare a una virata così netta da parte dei suoi membri.
E invece..
E' il 2011 quando i 3 sopracitati uniscono le loro forze con il bassista
Vittorio Zappone e con l'ottimo vocalist
Stefano di Marco, creando gli At the Dawn, che col death metal non c'entrano quasi nulla. Dico quasi, perchè in realtà se si presta molta attenzione alle sonorità proposte in questo esordio intitolato
"From Dawn to Dusk" si possono intravedere degli strali del passato, in particolari in certi passaggi di chitarra (ovviamente) e nel drumming a tratti forsennato di Ughi. Esempio lampante si ha proprio nella parte iniziale dell'omonima opener
"At the Dawn", che all'ascoltatore disattento alla biografia del gruppo può far pensare decisamente all'incipit di un pezzo death/thrash.
Il resto dell'album comunque si svolge tra momenti più marcatamente power ad altri con spiccate venature prog, il tutto condito dalla voce magistrale di Stefano di Marco, davvero favoloso interprete, che a tratti mi ha ricordato l'ottimo Luca Micioni degli Infinita Symphonia.
A cesellare una prestazione già di per se notevole ci si mette anche la (mi si corregga se sbaglio) figliola di Stefano, Ari(anna?), che presta la sua melodiosa vocina sulla trasognante
"Ari's Melody", poco più di un intermezzo ma che ben caratterizza una band che non lascia davvero niente al caso.
Pinnacolo del disco è comunque la terza traccia,
"Red Baron's Kiss", canzone ispirata al famoso aviatore Manfred von Richthofen e che nel suo splendido ritornello mi ha ricordato la più celebre "Paradise" degli Stratovarius.
E se a tutto questo consideriamo il fatto che hanno superato brillantemente la mia prova "Questi sono italiani" direi che il risultato finale è decisamente..un attimo, cos'è questa prova di cui parlo? Semplice: spessissimo quando ascolto un gruppo italiano mi trovo a pensare nella mia testa "Questi sono italiani" fin dalla prima canzone, per "colpa" di una mai perfetta pronuncia inglese che purtroppo caratterizza la maggior parte dei gruppi provenienti dalla nostra penisola. Con gli At the Dawn ci ho messo davvero un bel po' ad arrivare a questa conclusione, per la precisione ascoltando il countdown di
"Countdown to Infinity", canzone numero 7.
"From Dawn to Dusk" degli
At the Dawn è quindi un disco d'esordio ottimo sotto ogni punto di vista, sia dal punto di vista tecnico/vocale sia da quello del songwriting, maturo al punto giusto, passando per una produzione cristallina e un booklet molto ben curato nella sua semplicità. Io dico che faranno strada..a loro il compito di non deludermi.
Quoth the Raven, Nevermore..