Fastway - Fastway / All Fired Up (reissue)

Copertina 7,5

Info

Past
Anno di uscita:2000
Durata:99 min.
Etichetta:BGO Records

Tracklist

  1. EASY LIVIN
  2. FEEL ME, TOUCH ME (DO ANYTHING YOU WANT)
  3. ALL I NEED IS YOUR LOVE
  4. ANOTHER DAY
  5. HEFT
  6. WE BECOME ONE
  7. GIVE IT ALL YOU GOT
  8. SAY WHAT YOU WILL
  9. YOU GOT ME RUNNIN’
  10. GIVE IT SOME ACTION
  11. ALL FIRED UP
  12. MISUNDERSTOOD
  13. STEAL THE SHOW
  14. STATION
  15. NON STOP LOVE
  16. HURTIN’ ME
  17. TELL ME
  18. HUNG UP ON LOVE
  19. THE STRANGER
  20. TELEPHONE
  21. IF YOU COULD SEE

Line up

  • Dave King: vocals
  • Fast" Eddie Clarke: guitars
  • Charlie McCracken: bass
  • Jerry Shirley: drums

Voto medio utenti

Per il sottoscritto, l’estate del 1982 fu segnata da un clamoroso “divorzio” musicale: il mitico Eddie “Fast” Clarke decise di lasciare i Motorhead mentre la band era in America per il tour promozionale di “Iron fist”. Improvvisamente, le varie “Overkill”, “Ace of spades”, “Metropolis”, “No class” ecc, non parevano più le stesse. E che dire degli echi vagamente psichedelici di “Iron horse” e “Capricorn” o dei riff secchi e tumultuosi di album come “Bomber”? Dal punto di vista di un romantico ed ingenuo ventenne, una decisione che sapeva di tradimento. Come se Puliciclone (..aka Pupigol..) avesse firmato di nascosto per i gobbi.
Sperai fosse un errore giornalistico o che avvenisse un ripensamento, invece era la cruda realtà dei fatti.
Devo ammettere che oggi la faccenda non mi sembra più così grave. I Motorhead hanno proseguito alla grande la propria carriera, ed il mondo ha superato il trauma senza particolari problemi. Perfino io sono stato occupato con altri pensieri, nel corso dei trent’anni trascorsi da allora (..30 anni!! E dire che sembra ieri….nda). Ma quale è stato il destino del chitarrista inglese, reduce da sei anni di militanza in una delle più storiche heavy rock band del pianeta?
Bene, per chi non la conosce, ecco la storia.
Dopo aver chiuso col passato, Clarke fonda i Fastway con il celebre Pete Way, bassista degli Ufo fin dal 1969, ed il batterista Topper Headen (Clash). I tre cominciano a scrivere materiale, ma presto il drummer abbandona sostituito da Jerry Shirley (Humble Pie). Grazie ad una inserzione, viene scovato un cantante appena diciottenne: l’irlandese Dave King. Ragazzino inesperto, ma che pare il giovane clone di Robert Plant. E non è poco.
I Fastway firmano per la Cbs, però quando tutto pare pronto per il debutto, altro colpo di scena. Way viene ingaggiato da Ozzy Osbourne e lascia. Gli altri tre decidono di entrare ugualmente in sala di registrazione, avvalendosi del session-man Mickey Fiat (no, non di Torino..). Il produttore è Eddie Kramer, vecchia volpe che ha lavorato con Hendrix e gli Zeppelin. E, guardacaso, l’esordio omonimo datato 1983 trasuda sentori che rimandano al Dirigibile britannico.
Già il singolo “Easy livin” è un ruvido rockblues settantiano, ma la somiglianza con i Led Zep diventa addirittura clamorosa nel trittico “Another day, Heft, We become one” sia per i solismi ispirati di Eddie che per la prestazione di King, il quale fa di tutto per accentuare la somiglianza con quello che è evidentemente suo idolo e modello.
Ovvio che siamo ben distanti dal tiro bellicoso e mordace della band di Lemmy, ma il risultato è pienamente godibile per gli amanti dell’hard rock classico targato GB. Purtroppo, sebbene molti fans dei Motorhead supportino la nuova creatura di Clarke, i risultati commerciali sono inferiori alle aspettative ed anche il primo tour britannico dei Fastway non è certo un trionfo. Occorre tenere conto che nello stesso momento sta esplodendo la furia del thrash metal, perciò il rock tradizionale del quartetto (si è infatti aggiunto il bassista Charlie McCracken) venato di blues e di gran gusto melodico, pare in ritardo sui tempi.
Sebbene i soliti critici che amano sparare sui nomi noti per promuovere le meteoriche “novità” scrivano che la corsa dei Fastway è già terminata, la formazione riprende quota grazie ad un tour Usa di spalla agli Ac/Dc. Così, per capitalizzare il buon successo, la casa discografica preme per un secondo album. Questo esce nel 1984, col titolo “All fired up”.
Le coordinate sono le stesse del lavoro precedente, anche se alcuni brani strizzano l’occhio all’hard americano con ganci melodici più catchy. L’orientamento viene confermato dal video-clip della title-track girato durante una sessione di corse di dragsters, spettacolo motoristico prettamente a stelle e strisce. Tra i vari brani, si possono citare le trascinanti “Steal the show” e “Non stop love”, con King sugli scudi; il torrido slow blues zeppeliniano “Hurtin’ me” con grande solo del buon “Fast”; ed altri episodi molto orecchiabili, vedi “Hung up on love” e “Telephone”, dal taglio arena-rock pensato per il mercato statunitense. In effetti il disco viene accolto abbastanza bene oltreoceano e questo procura al gruppo altre date in compagnia di grossi calibri come Rush e Scorpions.
Ma inaspettatamente, al ritorno in patria, Clarke decide di sciogliere la band. La resurrezione avverrà qualche anno dopo, con line-up completamente diversa. Questa versione dei Fastway realizza altri due album, “On target” (1989) e “Bad bad girls” (1991), vicini a certe sonorità “easy listening” assai diverse dal classico stile dell’axeman, che in seguito le rinnegherà con decisione.
L’ultimo capitolo della carriera di questa formazione è storia recente. Nel 2011 viene pubblicato l’ottimo “Eat dog eat”, con schieramento triangolare, che riporta i Fastway verso coordinate molto hard-oriented ed ottiene una buona accoglienza da parte della stampa specializzata.
Ultima annotazione: la recensione si riferisce ad un cd che raccoglie entrambi i primi due dischi, pubblicata in versione economica nel 2000 da Beat Goes On Rec. su licenza Cbs. Se interessa, è facilmente reperibile in rete nei grandi siti di vendita on-line.

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