Il titolo di questo album non è solo un riferimento all’immortale capolavoro rock dei Pink Floyd, bensì parliamo proprio di quell’opera, ma rivista in chiave moderna. L’idea è venuta a Peso, batterista dei Necrodeath, che ha subito coinvolto l’amico chitarrista Pier Gonella (Necrodeath, Mastercastle) e poi ha completato il tutto coinvolgendo insegnanti e collaboratori di Musicart, scuola di musica fondata un paio d’anni orsono da Gonella in zona levante ligure.
Il progetto prevedeva di risuonare l’intero lavoro dandogli un’impronta personale, ma allo stesso tempo senza snaturare in modo pacchiano una serie di gemme amate da generazioni di appassionati. L’impresa è pienamente riuscita. Quello che è venuto fuori è allo stesso tempo un reverente omaggio ad una pietra miliare della musica, ed una rivisitazione metallica senza eccessi e con la giusta dose di durezza.
La struttura dei brani è stata mantenuta, mentre cambiano certe sonorità, alcuni riff diventano marcatamente heavy, qualche assolo mostra un taglio differente. Ogni musicista ha portato il proprio tassello per il risultato finale, però merita una citazione speciale la cantante Giorgia Gueglio (Mastercastle) la cui prestazione, specie in “The great gig in the sky”, è assolutamente da applausi. Inoltre la presente realizzazione è anche un bel modo di attirare l’attenzione su Musicart come scuola musicale, e sappiamo quanto poco si sia fatto in Italia sotto tale aspetto.
Certo si tratta di un progetto estemporaneo, ma risentire “Breath”, “On the run”, “Money” e tutte le altre meravigliose canzoni che ci accompagnano ormai da quarant’anni (sic!), scalda sempre il cuore.