Copertina 8,5

Info

Genere:Gothic / Dark
Anno di uscita:2013
Durata:60 min.
Etichetta:Viral Propaganda

Tracklist

  1. DARK RIVER
  2. JACK
  3. TILL DEATH
  4. FATHER MAC
  5. RED STAIN
  6. CAT’S WALK
  7. THE PURSUIT
  8. YOURS
  9. CAUCHEMAR
  10. GRAND FINALE
  11. JOHNNY
  12. SCAMP
  13. ROSE LITHIUM
  14. PERFECT CRIME
  15. BLOODY CITY

Line up

  • Baby (Silvia Guerreiro) - Vocals
  • NoFace (Filipe Luis Inácio) - Bass
  • Jack (Manuel Silva) – Guitar/Keyboards
  • Father Mac (Rolando Amaral) - Guitar
  • Louie (Pedro Calhas) - Drums
  • Peggy (Ana Sofia Campeã) - Accordion
  • Mr. Whistler (Ricardo Branco) – Saxophone/Clarinet/Flute

Voto medio utenti

Amore e morte, individui ambigui dal grilletto facile, donne fatali e misteriose, locali che sanno di tabacco, sesso e alcool... Una fiaba noir che sembra presa da Sin City, il comic di Frank Miller ed il film che ne è stato tratto, di cui Killing Tale potrebbe essere la colonna sonora. I riferimenti sono molteplici: le colonne sonore di David Lynch, Nick Kave, il blues, il jazz, il tango (Fater Mac e Red Stain), il gothic rock... Agli strumenti più classici si affiancano il pianoforte, il clarinetto e degli onnipresenti sax e fisarmonica, che evocano il cabaret parigino, spettacoli di burlesque, un'atmosfera malinconica e popolaresca, i film di gangsters degli anni '50. E' una musica notturna questa, assolutamente intrigante, affilata come la lama di un coltello, seducente come il velluto. Si narra la storia di una giovane donna assassinata dal suo amante in una città chiamata, guarda caso, Bloody City; nel booklet interno alla curatissima confezione, troviamo anche il racconto per immagini, disegnate con la tecnica del fumetto d'autore. Altro elemento portante è la notevole voce di Baby, che oscilla fra Nina Hagen nei momenti più energici e Amy Winehouse in quelli più intimisti (Jack). Dark River, il primo singolo Rose Lithium, sono altre gemme di questo splendido debut dei portoghesi The Godspeed Society, un album che ha un grosso potenziale commerciale, pur mantenendosi in territori sperimentali e d'autore. La commistione di generi lo rende estremamente particolare, retrò e moderno allo stesso tempo. Le ritmiche sono sempre incalzanti, lo stile appassionato. Unico difetto: quindici brani sono troppi. Alcuni, come Grand Finale, Johnny o Scamp, sono decisamente superflui e tendono a diluire un impatto che, invece, andava condensato. Comunque, un piccolo capolavoro. Mi piacerebbe vedere i The Godspeed Society dal vivo.
Recensione a cura di Laura Archini

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