Una delle caratteristiche che distinguono una buona band da una fondamentale è certamente il saper essere riconoscibile, l'aver saputo cioè crearsi un suono unico, personale, immediatamente distinguibile nella massa.
I
Summoning appartengono di diritto a questa privilegiata categoria di artisti: il loro epic black metal non ha eguali nella scena estrema ed è anzi punto di riferimento assoluto per chi si vuole cimentare in questo genere di sonorità.
Quando si parla del duo austriaco si usa una definizione coniata proprio per loro, quella, cioè, di
"Tolkien metal" dato che nessuno, meglio dei nostri, ha saputo dare sfogo musicale alle visioni del celebre scrittore anglossassone.
Chiunque conosce il gruppo può smettere di leggere e andare a comprare una copia del nuovo
"Old Mornings Dawn" conscio che, per quanto detto finora, avrà tra le mani l'ennesimo album diverso da tutti gli altri e dannatamente affascinante.
Per tutti gli altri invece spenderò qualche parola in più.
Protector e
Silenius, il duo dietro il progetto, ci hanno fatto attendere ben sette anni per dare un seguito al precedente
"Oath Bound", sette anni di attesa ripagati da un album semplicemente bellissimo.
"Old Mornings Dawn", celebra, ancora una volta, un mondo incantato ed oscuro attraverso un suono cadenzato, ipnotico, nero e carezzevole che si dilata nel tempo di composizioni lunghe ed ossessive dallo squisito gusto melodico.
L'epicità e la fierezza che prorompono dalle note di capolavori come
"The White Tower" e soprattutto la meravigliosa e disperata
"Earthshine", hanno una forza suggestiva incredibile, capace di proiettarti, immediatamente, in un lungo sogno che si perde tra i meandri dei boschi raffigurati sul bellissimo artwork.
Come sempre i
Summoning scelgono un suono grezzo, quasi di basso profilo, lontanissimo dalle iper-produzioni sinfoniche che probabilmente avrebbero dato una nota di magnificenza in più ad una musica come questa ma che al contempo le avrebbero tolto quel fascino arcano e quella oscurità melmosa che la pervadono e la rendono avvincente.
Il viaggio di un'ora che i
Summoning ci offrono con questo nuovo album è quasi fiabesco ma sempre tenebroso, è un viaggio nel quale, tra scream sofferente, partiture di chitarra lente e gloriose e keyboards che cesellano atmosfere sognanti e vittoriose,
Protector e
Silenius ci guidano tenendoci per mano e sprofondandoci nelle loro visioni crepuscolari.
Visioni che, oggi come ieri, appartengono solo ad un gruppo in giro ormai dal lontano 1993 ma ancora in grado di regalare emozioni.
I
Summoning, in conclusione, potranno piacere o non piacere, ma restano
UNICI e quindi degni della nostra ammirazione.
Non vi resta, adesso, che sedervi ed ammirare l'alba che sorge sul loro mondo.