Otep Shamaya è un nome ben conosciuto all'interno del movimento nu-metal, soprattutto quello a cavallo tra il vecchio e il nuovo millennio. So che sembra il nome del protagonista di uno show di Maccio Capatonda, ma così non è: trattasi infatti di una delle voci femminili più interessanti e versatili del panorama alternativo, voce che con "
Hydra" chiuderà una parte della sua carriera.
E' notizia risaputa ormai che gli
Otep hanno cessato di esistere subito dopo l'uscita di questa nuova, e quindi ultima, fatica discografica. Ne sarà valsa la pena? Il canto (o meglio, l'urlo) del cigno sarà adeguato a una carriera ricca di soddisfazioni?
Globalmente direi proprio di si.
"Hydra" è un album compatto, oscuro, che finirà più volte con lo spiazzare, anche clamorosamente, l'ascoltatore abituato a determinate sonorità nu-metal alle quali la band americana è sempre stata così legata.
La base è sempre quella, chiariamoci, ma ci sono degli episodi all'interno del disco che strizzano l'occhio al gothic e a certe atmosfere lugubri e oscure, in particolare grazie ai testi graffianti e espliciti scritti dalla Shamaya in persona, che caratterizzano in maniera palese le composizioni della band.
Ma il concetto fondamentale che traspare da questo disco in maniera netta è che Otep è la protagonista assoluta: la sua voce infatti è la componente chiave di ogni canzone, sia in quelle più metal-oriented quali "
Hag" o "
Feral Game" sia in quelle più intimistiche, quali l'intro parlata "
Rising" o "
Voyeur". La musica è il contorno, un contorno piuttosto semplice e manieristico, che fa da contraltare al lavoro dietro al microfono di Otep, vera regina del gruppo che porta il suo nome.
Impossibile poi non menzionare la conclusiva "
Theophagy", 22 minuti di pura macabra follia, dai testi deviati e al limite del grottesco, davvero adatti a chiudere un disco e una carriera lunga quasi 14 anni.
A qualcuno dispiacerà, qualcuno sarà felice e a qualcun altro, tra cui il sottoscritto, non fregherà poi così tanto. Gli
Otep che si sciolgono però fanno notizia ed è innegabile che il carisma della sua frontwoman sarà un elemento del quale si sentirà la mancanza.
Quoth the Raven, Nevermore..
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