"Then this ebony bird beguiling my sad fancy into smiling,
By the grave and stern decorum of the countenance it wore,
`Though thy crest be shorn and shaven, thou,' I said, `art sure no craven.
Ghastly grim and ancient raven wandering from the nightly shore -
Tell me what thy lordly name is on the Night's Plutonian shore!'
Quoth the Raven, Nevermore'."
I più avidi lettori delle mie recensioni (pochi, lo so) si saranno accorti che chiudo sempre i miei articoli con "Quoth the Raven, Nevermore", celebre frase di Edgar Allan Poe contenuta nel poema "The Raven", frase che tra l'altro è diventata epitaffio dello stesso poeta inglese. E quindi perchè mai scriverla all'inizio della recensione di
"In Crescendo" dei
Kingcrow? Ma facile facile, i Kingcrow hanno scelto il loro nome per la passione nei confronti di questa poesia. E io la adoro. Cioè già hanno fatto un album ALLUCINANTE, gli servivano davvero questi mezzucci per entrare nelle mie grazie? Suvvia!
Ora però facciamo un gioco: prendete tutti un foglio di carta bianco e una penna e iniziate a scrivere un po' a casaccio i nomi dei più importanti gruppi prog a livello mondiale dell'ultimo decennio. Fatto? Bene, ora prendete un bel pennarello indelebile di quelli con la punta grossa e scrivete in modo chiaro KINGCROW su tutto il foglio. Guardando il foglio da vicino si intravederanno tutti i nomi che avete scritto, intrecciati in modo più o meno leggibile sotto la campeggiante scritta in nero indelebile, ma allontanandovi pian piano arriverà un punto in cui tutti i nomi spariranno per lasciar spazio solo ed esclusivamente alla scritta KINGCROW. Ecco, questo è "In Crescendo", un album che in 55 minuti di pura poesia musicale spazza via il ricordo di quanto fatto in ambito prog negli ultimi due lustri, mantenendone però i tratti fondamentali, le singole eccellenze, arricchendo il tutto con un songwriting stellare e un gusto davvero unico, che riesce a spaziare praticamente su 3 decenni.
Ai
Kingcrow PIACE quello che suonano e cantano e si sente. C'è un'anima dentro questo disco, qualcosa di vivo che cerca di farsi largo tra le note per poi uscire, esplodere e raccontare un pezzo di Storia. Un'anima divisa in 8 parti, ognuna racchiusa dentro una canzone a suo modo splendida, diversa dalle altre ma fondamentale per creare quel tutt'uno che è "In Crescendo".
Non voglio stare a parlare di chi sono i Kingcrow, di come nascono e di quello che hanno fatto in passato, per quello c'è la scheda della band sul sito, c'è Wikipedia, c'è il loro sito ufficiale. Cercherò anche, per quanto possibile, di evitare i paragoni. Qui è la musica a farla da padrona, non le parole. "In Crescendo" è un album che non andrebbe recensito ma solo ascoltato, goduto, nota dopo nota.
"Right Before" in questo senso è l'apertura perfetta, di quelle che non lasciano spazio a dubbi: i ragazzi ci sanno fare, si sono evoluti in maniera impressionante anche rispetto al loro più recente passato e sono ufficialmente maturi, forse anche qualcosa in più. L'opener si muove su binari decisamente prog metal, pur senza esagerare negli arzigogoli e nelle elucubrazioni mentali. Ed è proprio questo il fattore principale che si percepisce nel disco, la capacità di tirare il freno quando serve, senza esagerare, senza andare oltre ma rimanendo sempre in perfetto equilibrio sull'orlo del precipizio.
"This Ain't Another Love Song" è praticamente un manifesto, un avviso: se infatti dalle prime note può sembrare una classica ballad, sono sufficienti un paio di minuti per capire che così non è e le note tenui dei primi giri di lancetta si trasformano in rock prima e in metal poi, salvo tornare a emozionare nella parte finale, il tutto senza mai far pesare lo stacco tra una parte e l'altra. L'ho detto, "In Crescendo" è un'anima suddivisa, ma unica.
"The Hatch" è semplicemente la canzone più bella del disco, rivaleggiata esclusivamente dalla suite conclusiva..ma ci torneremo. Descrivere questa canzone è quasi più complicato che suonarla, ma al suo interno c'è davvero ogni elemento dello scibile prog moderno, fino ad arrivare ad un ritornello che suona quasi anacronistico, al limite del catchy. Ma parlare di strofe, ritornelli, bridge e quant'altro qui è davvero limitante e limitativo.
Con
"Morning Rain" invece ho voluto fare un esperimento: infilarla a tradimento dentro "Weather Systems" degli Anathema e ascoltarla assieme alle canzoni di quel disco. Il risultato, a partire dal nome stesso della canzone, è stato sorprendente in quanto a continuità.
A far quasi da contraltare alle atmosfere pluviali della canzone precedente arrivano le note misteriose di
"The Drowning Line", la quale grazie ad un lavoro certosino e strepitoso alle tastiere manifesta una personalità quasi oscura, dove la linea di galleggiamento riesce ad essere allo stesso tempo traguardo e principio della fine.
C'è chi di vetro fa le prigioni e chi, come i Kingcrow, ci costruisce fortezze: "
The Glass Fortress" non ha niente a che vedere con la quasi omonima canzone degli onirici teatranti, spiazzando l'ascoltatore con un chorus davvero splendido e supportato da una batteria che si erge a protagonista.
L'incedere lento di "
Summer '97" riporta davvero indietro nel tempo agli anni '90, sia dal punto di vista musicale sia per il modo di cantare di
Marchesi, che non si libra in acuti stellari ma si adatta alla canzone in modo naturale. Ma attenzione: anche qui dopo 4 minuti assistiamo a una mutazione, a un crescendo che ci porta verso l'animata e strumentale parte finale.
Siamo già arrivati alla fine, lo dico con sommo rammarico: questo è uno di quei dischi che vorresti non finisse mai, per la varietà e la qualità della musica proposta. Ma ecco che proprio quando le lacrime di stupore stanno per lasciare il nostro viso arriva l'omonima suite conclusiva,
"In Crescendo", e la sensazione di non aver ancora ascoltato nulla diventa tangibile. La suite è infatti un capolavoro nel capolavoro, la parte più grande dell'anima sopracitata, riuscendo a racchiudere in essa il meglio del meglio proposto nel resto del disco. Qui tutto è perfetto, dalle tastiere alla voce, dalle chitarre alla sezione ritmica passando per le meravigliose orchestrazioni, che donano alla canzone un tocco ancor maggiore di epicità, rendendola la perfetta conclusione di un viaggio trionfante.
Potrei andare avanti per ore a parlare di "
In Crescendo" dei
Kingcrow, ma sono già ampiamente venuto meno ai miei proposti di lasciar parlare la musica più che le parole. Concludo semplicemente facendovi notare di nuovo, nel caso non ve ne foste accorti, che qui ci troviamo di fronte ad un album destinato a far parlare di se per molto, molto tempo. Album dell'anno 2013 e non solo, davvero difficile fare di meglio.
E mai come in questo caso mi sento a mio agio nel concludere con..
..Quoth the Raven, Nevermore..