Un giorno i componenti dei, per me, leggendari
Drudkh si sono seduti di fronte ad una buona bottiglia di vodka ed hanno detto:
"mettiamo su un bel progetto death metal vecchia scuola?"...
Ecco, gli ucraini
Rattenfänger devono essere nati più o meno in questo modo.
Incidentalmente, poi, hanno anche creato un gran bel dischetto che risponde al nome di
"Epistolae Obscurorum Virorum" rilasciato dalla sempre attenta Dark Essence Records che non si è lasciata sfuggire questo gruppo davvero molto interessante.
Dicevo death metal vecchia scuola. Quello vero per intenderci.
Durissimo, soffocante, pachidermico, qui è la ai limiti del doom, carico di una furia assassina e caratterizzato da un incedere poderoso ed annichilente.
Asphyx e
Bolt Thrower i primi nomi che vengono in mente ascoltando quest'album, ma considerata la caratura dei personaggi coinvolti, i
Rattenfänger ci mettono molto del loro e danno vita ad un suono piuttosto personale, sebbene legato alla tradizione.
I brani sono strutturati per fare male, il suono delle chitarre è devastante e la batteria avanza come un carro armato senza dare mai un attimo di tregua anche se i tempi non sono mai eccessivamente veloci ed i nostri preferiscano esprimersi a velocità controllate che non fanno altro che amplificare il senso di soffocamento e dolore che si respire in questo magnifico dischetto.
Sulla poderosa base musicale, che gode di una produzione pressoché perfetta, si erge il growl catacombale di
Roman Saenko capace di marcare a fuoco ogni singolo passaggio riempiendo di odio e furia la sua prestazione che ho trovato semplicemente fenomenale.
"Epistolae Obscurorum Virorum" è un album che guarda al passato di un genere ancora in grado di riservarci grosse sorprese ed è un concentrato di pura distruzione come non ne ascoltavo da parecchio.
Difficile citare un brano in particolare (anche se
"Deest Remedii Locus, Ubi, Quae Vitia Fuerunt, Mores Fiunt" atterrisce davvero per la sua violenza) visto l'elevato livello medio delle composizioni tutte scritte in latino e tutte affascinanti nella loro brutalità ossessiva e stentorea. Questo è un album che, dunque, va ascoltato tutto di un fiato e va gustato cercando di coglierne tutte le sfumature e tutti i suoi richiami ai grandi nomi del passato,
Celtic Frost ad esempio, per rendersi conto che solo conoscendo la storia si può guardare avanti reinterpretando secondo la propria sensibilità gli insegnamenti dei tempi andati.
Chiudo ricordandovi, semplicemente, che qui troverete tutta la brutalità, la malvagità, i rallentamenti sulfurei, le improvvise sfuriate e la potenza distruttiva che il vero death metal dovrebbe sempre avere.
Micidiali.
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