Da quando ho avuto in mano questo album, ho continuato a chiedermi una cosa: ma dove li ho già sentiti i Sixty Miles Ahead?
Poi, l’illuminazione: erano una delle band di spalla dei Seventh Wonder lo scorso anno a Milano!
Ecco cosa scrissi in quell’occasione:
“Inizio affidato alla giovane band milanese: strumentalmente preparati e ottima voce per un heavy metal dalle sfumature prog, alternative ma soprattutto southern, in grado di attirare l’attenzione con riff muovi-capoccia e ritornelli ad effetto. Buona in particolare la prova del chitarrista Fulvio Carlini, aiutato anche da un gran bel suono compatto e possente. Un po’ statici e timidi, ma sono giovani: band da tenere d’occhio con un grande potenziale.”Potenziale sviluppato negli ultimi mesi ed espresso alla grande, perché questo è un debutto coi fiocchi!
Un songwriting maturo, audace: hard rock infarcito di metal e sporcato dall’alternative per attitudine, con un accenno di prog sullo sfondo. Insomma, una ricetta non semplice che solo gente con una certa qualità musicale e apertura mentale è in grado di “cucinare”.
A guidare il tutto con sapienza, oltre alla chitarra di Carlini ancora una volta in grande rilievo, è la gran voce di Sandro Casali, convincente già dal vivo ma qui in grado di dare veramente vita e volto ai propri brani. Anche la produzione è di livello altissimo, garantendo ai pezzi dei Sixty Miles Ahead tutta le resa che meritano.
Quante volte ho scritto “ennesima realtà nostrana da andare a scoprire”? In questi anni, tante volte. Ci siete andati? Mi auguro di sì, perché anche questa è una di quelle volte. Non è un disco per tutti, non c’è niente di canonico, ma è proprio questo che lo rende irresistibile e che consente ai Sixty Miles Ahead di essere già pronti per il grande balzo in avanti: andate a conoscerli!
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