Italia: pizza, spaghetti, mandolino e progressive.
Io inizierei a metterlo tra i luoghi comuni, perché, se già con gli anni ’70 non l’avevate capito, in Italia il prog (in qualsiasi forma) davvero si è capaci di suonarlo come pochi altri al mondo. Non fanno certo eccezione di Karnya, talentuosa band romana giunta con questo album al debutto discografico.
Un progressive metal già estremamente maturo, complesso, sicuramente derivativo ma tanto bello da ascoltare. Grandi riff, melodie in evidenza e una voce ottima, che rende giustizia a tutto il lavoro che alle sue spalle la band si sobbarca con sapienza. E i filler? Non ce ne sono, nemmeno uno, davvero è un album che tiene desta l’attenzione per tutta la sua durata. Pregevole anche il minutaggio dei brani, mai troppo dilatato, oltre che la produzione, in grado di valorizzare al meglio tutte le sonorità proposte.
Dopo i Kingcrow abbiamo un’altra band che nel 2013 tiene altissimo il vessillo del progressive tricolore. Io spero che un giorno qualcuno riesca ad organizzare un festival tutto nostrano che porti nel mondo il prog italiano. Tante band stanno lavorando alla grande, il risultato sono dischi come questo: da comprare, da ascoltare, da amare. Bravi!
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