Copertina 7

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2013
Durata:50 min.
Etichetta:My Kingdom Music

Tracklist

  1. THE GREAT INSOMNIA
  2. CAGES OF DUST
  3. SO PRECIOUS
  4. NEW LIFE
  5. NAIVETY AND OBLIVION
  6. OUTSIDE THE MAZE
  7. A PICTURE
  8. UNENDING LOSS
  9. PROMETHEUS
  10. FADED

Line up

  • Alessandro Consoli: vocals
  • Riccardo Failla: guitars
  • Alfio Timoniere: bass
  • Sandro Galati: drums

Voto medio utenti

Il secondo album dei Resonance Room costituisce una modernizzazione rispetto al debut, più improntato al gothic doom. Di questa band apprezzo lo stile indubbiamente inusuale in un paese come il nostro, che, anche nei generi di musica "alternativa", resta conservatore e, per dieci bands di power metal, ne sforna una come la loro. Il genere è un gothic metal influenzato dagli Anathema, incrociato con il prog rock di nomi come Riverside o Pain of Salvation, con puntate dark wave in casa Katatonia. Il risultato è un paesaggio emotivo illuminato dalla stessa luce rosso sangue della cover. Tonnellate di tristezza e desolazione perfettamente espresse dalla opener The Great Insomnia, molto Anathema, da Cages of Dust o Faded. A mio avviso il punto di forza della band sono i passaggi progressivi, che rendono Naivety and Oblivion così interessante e particolare con le sue strutture ritmiche e chitarristiche articolate, dai toni più ariosi, che contrastano piacevolmente con il muro di cupezza generale. Non a caso ho usato il termine muro, perché a volte i Resonance Room sembrano quasi volersi imporre di suonare alla Katatonia, diventando monotoni, nel senso letterale del termine. Le ritmiche vanno da tempi lenti a medi, il basso ha tonalità cupe e segue il riffing delle chitarre, estremamente potenti. La chitarra ritmica segue le direttive di basso e batteria, passando da melodie gothic a rocciose parti doom, fino ad estrose parti prog, quest'ultima parte è accentuata dal lavoro della solista, improntato al prog metal. Largo impiego di synths. Altro punto da migliorare è la voce (mi ricorda quella di Fernando Ribeiro dei Moonspell), che di pari passo con la musica, si assesta spesso su un tono medio basso e lamentoso troppo uguale di brano in brano, salvo darsi una scrollata su pezzi come le sopracitate opener e Naivety and Oblivion, ma anche su A Picture, dove il clean vocal da buoni risultati. Pur riconoscendo a Untouchable Failure il suo valore, credo che la strada vincente per sfornare un top album sia osare di più, uscire da schemi autoimposti, perché la band le capacità le ha.
Recensione a cura di Laura Archini

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 mar 2013 alle 08:35

l'ottima Laura ha colto che questa è una potenziale gran band......poi il bivio per la magnitudine non lo trovano in molti...speriamo.....

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