Nove anni sono parecchi.
Troppi.
Tanto da aver paura di incrociare un vecchio amico e non riuscire a riconoscerlo.
Gli
Heimdall evitano tutto questo, tornando in azione dopo una lunga pausa con un lavoro che non tradisce lo spirito e l'ispirazione di una formazione che aveva realizzato il suo primo album, "Lord of the Sky", già nel 1998.
Sono poi seguiti altri tre dischi, dove si erano alternati due diversi cantanti, e la loro eredità è stata ora raccolta da Gandolfo Ferro, una delle più belle novità di questo "Aeneid". Le altre sono una sfilza di nuove canzoni, che spaziano con sapienza ed impeto attraverso quell'ideale spettro musicale che definisce il Power Metal sinfonico, anche se, ad essere onesti, questa non è certo una novità, dato che gli Heimdall non avevano mai
peccato sotto questo aspetto.
Avendo seguito la carriera di questa formazione salernitana sin dall'esordio, devo riconoscere a "Aeneid" di essere il loro album più maturo e completo, sul piano musicale ed anche su quello lirico. Un concept dove la mitologia norrena che sta alle origini del nome del gruppo (il guardiano degli Dei posto a guardia del ponte Bifröst) cede il passo alla letteratura latina, infatti, l'album si rifà all'Eneide, il poema epico scritto dal poeta e filosofo Virgilio.
Le vicende di Enea si snodano subito dopo l'introduttiva "Prologue" sui ritmi spediti ed heavy di "Forced by Fate", della
bombastica "Save You" (dove troviamo qualche traccia dei Kamelot) e, a dispetto del pianoforte che ne caratterizza le prime battute, anche di "Waiting for the Dawn". Nessuna sorpresa a valle degli arpeggi che ci introducono a "Ballad of the Queen", che si rivela un lento delicato e corale. Dopo un breve strumentale si torna a velocità sostenute con "Underworld" e con "Hero", intervallate da quell'approccio sinfonico e battagliero proprio di "Gates of War e che ritroviamo anche su "Night on the World", un brano dove i chitarristi - ben tre - danno il meglio di loro. Il trittico finale è composto dal Power (quello orgogliosamente
Made in Italy) Metal di "All of Us", da una "Away" breve ma caratterizzata dal duetto piano e voce, ed infine dal pathos epico ed eroico di "The Last Act".
"Aeneid" oltre ad un gran bel lavoro compositivo ed a livello di arrangiamenti, può fregiarsi anche di un'ottima resa sonora, sia grazie al lavoro svolto ai Sonic Temple Studio, sia alla
mano di Achim Koehler (Primal Fear, Sinner e molti altri) che si è preso cura del mixaggio e della masterizzazione.
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