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Blodig Alvor sono quattro giovanissimi ragazzi norvegesi, dall’aspetto pulito ed adolescenziale. Ad occhio si direbbero una pop-punk band sul modello americano, che punta ad un target di pubblico non di molto superiore ai vent’anni. Ed il loro disco conferma tale impressione, grazie ad una manciata di canzoni semplici ed orecchiabili ma cantate rigorosamente in lingua natìa. Questo perché il gruppo è cosciente di non possedere caratura europea, così cerca giustamente di fare breccia tra i coetanei nazionali.
Riff poco più che elementari, livello di pericolosità inesistente, però ritmi gradevoli e cori facilmente memorizzabili, perlomeno per chi mastica il norvegese. Una spolverata di energia e la produzione “pompata” fanno il resto, mettendo in evidenza un paio di mini-hit come “Mr. Molotow” e “Svik” e qualche discreto episodio nella tradizione del rock punkeggiante di facile consumo.
Ciò che fa più sorridere è che i Blodig Alvor dichiarano di scrivere testi venati di rabbia contro la società e gli ostacoli che essa pone davanti a loro. Il fatto che a parlare siano dei diciottenni residenti in una piccola e linda cittadina sperduta tra i fiordi, all’interno di una delle più ricche, tranquille ed organizzate nazioni del mondo, è l’ennesimo paradosso figlio di questi tempi.
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