Una piccola premessa: io la tizia che ha prestato la sua vocina alla Universal per dire "trial" ogni 3 minuti, giuro che la strozzo. Se me la trovo davanti le strappo le corde vocali e l'esofago come Khal Drogo.
Detto questo, eccomi qui a parlarvi dell'ultima fatica, in ordine di tempo, dei danesi
Volbeat, ovvero "
Outlaw Gentlemen & Shady Ladies", che segue a distanza di 3 anni l'ultimo e, devo dire, non eccezionale "Beyond Hell/Above Heaven".
Qui le cose sono diverse. Mooolto diverse.
A parte la solita alternanza nel titolo che caratterizza ogni uscita dei Volbeat, questo nuovo disco dei danesi è decisamente più hard rock che metal rispetto al passato, mettendo ancor più in evidenza l'anima rockabilly e le influenze di Cash. E pensare che quando qualche tempo fa lessi che sarebbe stato l'ex Anthrax
Rob Caggiano a sostituire l'ottimo Thomas Bredahl avrei puntato proprio su un irrobustimento del sound..my bad.
E comunque non me ne vogliano gli altri componenti, ma in questo lavoro più che negli altri il vocalist e chitarrista
Michael Poulsen è il collante, il mastermind, l'anima principale della band, colui senza il quale i
Volbeat sarebbero un buonissimo gruppo ma niente di più. Michael invece, con la sua voce unica nel panorama metal mondiale, riesce a rendere eccezionale quello che è già buono, elevando da solo ogni canzone su cui presta voce.
La partenza è comunque in sordina con
"Let's Shake Some Dust", una strumentale di un minuto e mezzo scarso che ci trasporta direttamente nel 19esimo secolo e ha davvero lo scopo di levarsi un po' di polvere di dosso, dopo i 3 anni in cui la band di Michael Poulsen è stata immobile a livello di dischi in studio.
L'accelerazione successiva è improvvisa e allo stesso tempo piacevolmente attesa, con la doppietta "
Pearl Hart" e "
The Nameless One", che assieme a "
The Sinner is You" confermano quanto detto in apertura: il disco è globalmente più orientato all'hard rockabilly, se così vogliamo chiamarlo, rispetto agli album passati. Sia chiaro, ci sono anche momenti più prettamente metal eh, tipo "
Dead But Rising", la bellissima "
Black Bart" o la semiconclusiva "
Doc Holliday" (quanto amo il banjo, quanto lo amo!!), nelle quali la chitarra di Caggiano si fa sentire in tutta la sua ruvidità, o momenti più soft come il singolo "
Cape of Our Hero" e soprattutto la bellissima ballad conclusiva "
Our Loved Ones".
E ci sono anche due gran belle e azzeccatissime collaborazioni: la prima è nella tirata e metalosissima "
Room 24", nella quale un
King Diamond in ottima forma (e chi l'avrebbe mai detto!) duetta alla grandissima con il solito impeccabile Michael Poulsen; la seconda è invece su "
The Lonesome Rider", contraltare della canzone con Diamond a livello musicale, dove troviamo la bella
Sarah Blackwood dei canadesi Walk Off the Earth ad accompagnare in maniera egregia il vocalist danese.
Cos'ho dimenticato? Ah si, la meravigliosamente oscura "
The Hangman's Body Count", non per niente (giustamente) scelta come secondo singolo, la terribilmente Volbeattiana "
Lola Montez", che sembra uscita direttamente da "Guitar Gangsters & Cadillac Blood" e "
My Body", riuscitissima cover dei californiani Young the Giant.
Insomma,
"Outlaw Gentlemen & Shady Ladies" è un disco senza mezzo filler (e su 14 canzoni non è affatto facile) e ottimamente variegato tra hard rock, metal e l'onnipresente rockabilly, suonato magistralmente e prodotto in maniera altrettanto eccelsa dal solito Jacob Hansen e dalla new entry Rob Caggiano. Quasi dimenticavo: una copertina FANTASTICA, la migliore della loro discografia.
Cosa volete di più dalla vita? Un Lucano? Macché, whisky on the rocks!
Quoth the Raven, Nevermore..