Si presentano con l’impegnativa nomea di “
The New Kings of Heavy Melodic Rock”, provengono dalla “nobile” (musicalmente parlando, almeno …) Birmingham, si chiamano
Daylight Robbery e ripropongono il loro lavoro di debutto, uscito originariamente nel 2011, per attirare l’attenzione di tutti gli
chic-hard-rockers all’ascolto, in previsione d’imminenti nuove produzioni.
In realtà, l’interesse della comunità melodica internazionale, i nostri
Brummies l’hanno già destato, dacché questo “Cross your heart ... and hope to die” ha ricevuto fin da subito ottime recensioni, ma in tempi di tirannica saturazione discografica, mi sento comunque di avallare una scelta come questa, anche perché, per esempio, personalmente la
band inglese mi era completamente “sfuggita”, con il rischio concreto, così, di vedermi privato di una potenziale protagonista della scena.
Eh già, perché, anche senza magari spingermi ad una definizione roboante come quella con cui sono pervenuti al giudizio del mio apparato
cardio-uditivo, sono convinto che i Daylight Robbery abbiano tutti mezzi per fare molto bene nel loro settore di competenza, grazie ad una solida preparazione (si tratta di musicisti di una certa esperienza …), una notevole classe e una grande abilità nel bilanciare i fondamenti
yankee del genere con la loro innata “inglesità”, per un risultato ricco d’ispirazione e forza espressiva.
Per avere una vaga idea del gruppo potremmo parlare di un sagace
mix tra Aldo Nova, Journey, Tyketto e Bon Jovi, da un lato, e Deep Purple, Shy, Magnum e UFO (in particolare quelli post-Schenker …), dall’altro, incorporando, infine, nell’impasto pure qualcosa degli Europe, tanto per aggiungere un tocco scandinavo, sempre piuttosto apprezzato, alla brillante miscellanea sonora.
Sapientemente condotto dalla stentorea voce di Tony Nicholl, il quintetto unisce grinta ed eleganza, chiarendo fin dall’intensa “Shame on you” le sue primarie peculiarità operative: melodie suggestive e cori importanti corroborati da una bella energia.
“Cross your heart” sembra ancora più rappresentativa dello stile dei britannici, e conquista in maniera istantanea con la sua cristallina e ficcante linea armonica, mentre “The perfect storm”, esercitando po’ la fantasia, potrebbe addirittura evocare un improbabile
crossover tra Ozzy (per il
riff serrato alla Jake E. Lee) e i Journey (per le atmosfere ad “ampio respiro”), di sicuro effetto sensoriale.
“While you were sleeping” è un bell’esempio di pulsante
hard melodico e ancor meglio riesce a fare “Crossing the great divide”, evocativo
slow-number punteggiato dalle note elegiache del pianoforte.
“Real love is the answer” mette d’accordo Thunder, Tobruk e Bon Jovi, “Reunite” è degno di certi avvistamenti di
Unidentified Flying Objects, “She's got me understood” e “1,000 points of light”commemorano con sensibilità e buongusto la sfarzosa "triade" Rainbow, Purple e Whitesnake, e “In the line of fire” sigilla nell’enfasi e nell’animoso melodramma, vagamente compiaciuto invero, un Cd di buonissima fattura, da ascoltare ripetutamente senza vere controindicazioni, inserendo i suoi autori nel novero dei nomi “nuovi” da monitorare strettamente nel prossimo futuro.
I “re” sono altri, per il momento, ma il trono di categoria potrebbe essere molto presto concretamente minacciato da una creatura albionica già alquanto credibile e agguerrita.