Oh, meno male … Confesso che mi ero un po’ preoccupato non avendo più avuto, da qualche tempo, notizie discografiche di “Stakanov” Denader, famoso per la sua prolificità almeno quanto per le sue considerevoli qualità nell’ambito della musica rock.
Il buon Tommy non è, ovviamente, da solo in questa nuova avventura e se al songwriting di “Baptism by fire” hanno contribuito Ricky Phillips e Jim Peterik (oltre al fido collaboratore Björn Lindbom), per i quali sono sicuro non siano necessarie presentazioni, stessa sorte mi auguro sia pure riservata agli ospiti “musicali” dell’album che rispondono al nome di Michael Thompson, Steve Porcaro e Thomas Vikström.
Completata la “prefazione” al disco, passiamo, quindi, a commentare la “sostanza” del nuovo prodotto di casa Frontiers … ma, un attimo … quasi mi stavo dimenticando di un “piccolo” dettaglio … di colui il cui cognome fa anch’esso bella mostra di sé nel monicker del progetto, di una voce che appartiene di diritto alla “nobiltà” del rock di classe, in virtù di un inconfondibile misto di brace e cristallo che chi ha già saggiato con Toto (attenzione, potrebbe esserci un “ritorno di fiamma”!), Mecca, Trillion e Le Roux difficilmente può dimenticare: Ladies and Gentlemen … Mr. Dennis “Fergie” Frederiksen at his best!
Per quanto sia abile e talentuoso Denander, mi sembra che sia proprio il biondo singer americano la vera star del dischetto o forse sarebbe meglio dire che quell’alchimia già sperimentata in alcuni brani dei Radioactive è qui talmente perfetta da far rendere l’ugola di Fergie al meglio delle sue possibilità, ricordandomi da vicino le prove di “maturità” nel mitico “Isolation” e in “So fired up”, oppure anche quelle nel fantastico lavoro a nome Frederiksen / Phillips (i due ritornano, dunque, in qualche modo a collaborare a distanza di ben dodici anni!).
Adesso sì che possiamo parlare davvero del Cd, una raccolta di brani impostati sui codici fondamentali del melodic-rock a stelle e strisce, splendidamente eseguiti e interpretati, creati apposta per far gioire chi vive di pane, Journey, Survivor e Toto.
Qualche citazione? Impresa non facilissima, ma ci proverò indicando “Let him go” e la sua linea melodica seducente, gli impasti vocali di “Silver lining” (eccellente anche il solo di Thompson), i bagliori assortiti dei tre maestri sopraccitati emessi da “Crossing over”, “Left with nothing” e “Written in stone” (la mia preferita in assoluto!), capaci di creare spirali di passione allo stato puro, o ancora la drammatica title-track, l’AOR schietto e solare di “Never try to love again” e la volubile “Keep a light on”, numeri d’alta scuola che colpiscono nel segno in maniera più precisa ed istantanea di quanto accade con le pur valide “Right heart, wrong time” e “My saving grace” o con la stesura più hardeggiante di “Can’t get enough” e “Dead end”.
Cos’altro aggiungere, se questo era il “battesimo”, non vedo l’ora di vedere cosa saprà fare questa “creatura” quando sarà giunta l’ora della sua “comunione”!
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