I
The Dillinger Escape Plan tornano con il loro quinto full-length dopo il deludente (per il sottoscritto) “
Option Paralysis”.
Il nuovo “
One Of Us Is The Killer” riporta indietro le lancette dell’orologio, quando la band di
Greg Puciato sapeva essere feroce e parossistica, sapeva procurarti il mal di testa in pochissimi secondi.
Già dall’iniziale “
Prancer” l’assalto è all’arma bianca, è schizzato e totalmente fuori controllo. Una sinfonia di rumore matematico che deraglia progressivamente verso la cacofonia, come in “
Hero Of The Soviet Union”.
Tralasciando la notevole performance tecnica, vero punto di forza della band, ma non certo una novità, ciò che colpisce del nuovo disco è l’abbandono di certe melodie, di cui il precedente disco era pregno, le quali diluivano l’archetipo sonoro
dillingeriano.
Attenzione, non sto dicendo che qui non ci sia la melodia, ma stavolta se ne fa un uso più appropriato. Ad esempio “
Nothing’s Funny” si concede completamente ad un rock amplificato e user friendly, facendo emergere una vena che oserei definire quasi pop, sebbene toccata dalla grazia compositiva della band.
Il disco, dopo l’esordio furibondo si concede momenti più ragionati nella parte centrale, con pezzi come “
Understanding Decay” e “
Paranoia Shields”, prima di deflagrare di nuovo verso la fine, con la minacciosa “
Crossburner” che, per intensità e tensione emotiva, è uno dei pezzi migliori mai scritti dalla band.
Se non ci fosse il debutto “
Calculating Infinity” si potrebbe gridare al miracolo e al capolavoro assoluto per i
The Dillinger Escape Plan, ma così non è e quindi questo “
One Of Us Is The Killer” è solo il secondo miglior album di sempre, certo, il più maturo, ma in questo caso la maturità va a discapito della primigenia, spontanea e incontaminata furia selvaggia degli esordi.
Ad ogni modo, a scanso di equivoci, questo disco è da avere.
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