Dalla prima volta che ho incrociato i
Thy Gate Beyond ("Steel Made Resistance", demo del 2001) e che poi li ho recensiti ("The Power to Thrash" esordio del 2003) è passato ormai più di un decennio, e sebbene di quella formazione sia rimasto il solo chitarrista Guido D’Agostino, una costante non è mai cambiata: la dedizione al Thrash, onesta e totale.
Infatti, su "Enemy at the Gates" incappiamo in un Thrash Metal che ha la virulenza e l'urgenza degli Slayer di "Angel of Death, ma nel loro D.N.A. non c'è la sola scuola americana - oltre agli Slayer, direi Exodus e Dark Angel - ma anche un pizzico della sua controparte teutonica, tra primi Kreator, Destruction ed anche quei Sodom che sono tirati in ballo dai soggetti legati alla guerra affrontati da diversi brani, a partire dalla titletrack, credo ispirata all'omonimo film ambientato sulla Battaglia di Stalingrado ed interpretato da Ed Harris e Jude Law.
Dopo tutto questo preambolo ci si aspetterebbe un mezzo capolavoro, invece i Thy Gate Beyond partoriscono solo un
topolino, mezzora di onesto Thrash, con un guitarwork affilato ed efficace, e lo sottolineano "Enemy at the Gates", "Under Iron Skies" o la gia nota (era già presente su "The Power to Thrash") "The Culprit Chaos", tuttavia – e non me ne vogliano - non basta. La voce di Simone Flammini, che pur ce la mette tutta, non dà la necessaria botta e sopratutto non riesce a dare
colore alle canzoni, che con lo scorrere dell'album tendono a perdere un po' di efficacia, in quanto fin troppo prevedibili e strutturate sulle stesse soluzioni.
La sufficienza è striminzita ma indubbiamente meritata, per quanto dai Thy Gate Beyond ci si potesse (e dovesse) aspettare molto di più.
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