Copertina 6

Info

Anno di uscita:2013
Durata:29 min.
Etichetta:SG Records

Tracklist

  1. 1942
  2. ENEMY AT THE GATES
  3. THE BLADE IN MY FLESH
  4. BACK FROM THY GATE BEYOND
  5. FOR WHOM THE STORMS EVOKE
  6. MY BRAIN IS DEAD... REACTIVATE IT'S TOO LATE
  7. UNDER IRON SKIES
  8. THE CULPRIT CHAOS
  9. HORROR PARADISE
  10. PARABELLUM (BONUS TRACK)

Line up

  • Simone Flammini: vocals
  • Guido D’Agostino: guitars
  • Fabrizio Carota: bass
  • Matteo Giancristofaro: drums

Voto medio utenti

Dalla prima volta che ho incrociato i Thy Gate Beyond ("Steel Made Resistance", demo del 2001) e che poi li ho recensiti ("The Power to Thrash" esordio del 2003) è passato ormai più di un decennio, e sebbene di quella formazione sia rimasto il solo chitarrista Guido D’Agostino, una costante non è mai cambiata: la dedizione al Thrash, onesta e totale.

Infatti, su "Enemy at the Gates" incappiamo in un Thrash Metal che ha la virulenza e l'urgenza degli Slayer di "Angel of Death, ma nel loro D.N.A. non c'è la sola scuola americana - oltre agli Slayer, direi Exodus e Dark Angel - ma anche un pizzico della sua controparte teutonica, tra primi Kreator, Destruction ed anche quei Sodom che sono tirati in ballo dai soggetti legati alla guerra affrontati da diversi brani, a partire dalla titletrack, credo ispirata all'omonimo film ambientato sulla Battaglia di Stalingrado ed interpretato da Ed Harris e Jude Law.

Dopo tutto questo preambolo ci si aspetterebbe un mezzo capolavoro, invece i Thy Gate Beyond partoriscono solo un topolino, mezzora di onesto Thrash, con un guitarwork affilato ed efficace, e lo sottolineano "Enemy at the Gates", "Under Iron Skies" o la gia nota (era già presente su "The Power to Thrash") "The Culprit Chaos", tuttavia – e non me ne vogliano - non basta. La voce di Simone Flammini, che pur ce la mette tutta, non dà la necessaria botta e sopratutto non riesce a dare colore alle canzoni, che con lo scorrere dell'album tendono a perdere un po' di efficacia, in quanto fin troppo prevedibili e strutturate sulle stesse soluzioni.

La sufficienza è striminzita ma indubbiamente meritata, per quanto dai Thy Gate Beyond ci si potesse (e dovesse) aspettare molto di più.

I am
I hear
I see
I feel
I review
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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