Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:38 min.
Etichetta:Sleaszy Rider Records

Tracklist

  1. ORIFICE
  2. DISGUST
  3. THE PROCESS OF DYING
  4. THIS DEVOTION
  5. SUFFERING GOD
  6. A LOSS OF FAITH
  7. OF SAND AND TEARS
  8. SILENT SPEECH
  9. COLD COLOURS (ROTTING CHRIST COVER)

Line up

  • Brian James Huebner : Vocals, Guitars, Bass, Keyboards
  • Aaron Lott: Guitars
  • David Richardson: Drums, Vocals

Voto medio utenti

A distanza di quattordici anni, ritrovo gli americani Cold Colours che con il loro esordio "Somnium XIII", unico disco che io abbia mai ascoltato del gruppo, mi avevano affascinato.
La loro originale miscela di dark e progressive doom aveva portato i nostri a comporre un album semplicemente bellissimo.
Poi avevo perso i contatti con questa affascinante realtà.
Fino ad oggi.

"Cold Colours", quarta release per il mastermind Brian James Huebner, anche a leggere la bio del gruppo, segna la volontà del leader di tornare al suono delle origini e di recuperare, quindi, quella magia che aveva illuminato l'esordio.
Ancora una volta siamo al cospetto di una proposta molto particolare: i Cold Colours mescolano, in modo molto particolare, le intuizioni di gruppi come Nevermore, Katatonia, My Dying Bride e Iced Earth dando vita ad una musica difficilmente inquadrabile in un genere preciso.
Death, dark, doom, magniloquenza, tristezza, rabbia e melodie carezzevoli si fondono all'interno di brani semplici ma dannatamente coinvolgenti.
I Cold Colours non fanno ricorso a soluzioni arzigogolate o a peripezie tecniche ma si basano, al contrario, sulla immediatezza, su una apparente semplicità nelle strutture sonore che portano questo album ad essere godibile dall'inizio alla fine senza che un genere prevalga sull'altro e senza che un singolo passaggio risulti essere fuori posto.
Certamente la malinconia ed una certa sensazione di vuoto fanno da padroni nella musica del gruppo, ma l'album ci offre, anche, aggressione e potenza ed è capace di unire tutto in un unico flusso di sentimenti che arrivano dritti al nostro cuore, non importa se con un delicato arpeggio o un improvviso squarcio melodico, non importa se con intrecci di voci differenti o fughe progressive.

Per quanto mi riguarda, questo è un album da non lasciarsi sfuggire e da ascoltare in religioso silenzio per coglierne tutte le, molteplici, sfumature e tonalità.
Bentornati.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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