Copertina 9,5

Info

Anno di uscita:2007
Durata:47 min.
Etichetta:Aftermath

Tracklist

  1. FROM BELOW
  2. SISYPHEAN
  3. THE TRIUMPHANT BEAST
  4. ESCAPE OF THE DOVE
  5. HER WITHERING PETALS

Line up

  • Marius Strand: all instruments

Voto medio utenti

Che opera magnifica. Un disco questo “From Below” che veramente unisce a perfezione le tematiche del doom funereo ma melodico con le digressioni romantico-malinconiche delle atmosfere, letteralmente disegnate da struggenti chitarre, sia elettriche che acustiche, in cui Marius Strand, norvegese ed unico nome dietro il progetto The Fall of Every Season, si trova in maniera eccelsa a duettare con se stesso, una volta spietato messaggero della morte con la voce in growl, una volta impotente e triste sottomesso della signora con la falce quando è la voce pulita a farla da padrone.
I richiami con gli Opeth sono a dir poco palesi e non serve essere estimatori del genere per accorgersene: negli intervalli acustici (“Sisyphean” ed “Escape of the Dove”), talvolta impreziositi persino dall'uso del pianoforte, sembra di ritrovarsi ad ascoltare “Damnation”, sia per la musica proposta, sia per la voce davvero simile per uso e tonalità a quella di Akerfeldt, mentre nelle tre canzoni vere e proprie, tutte abbondantemente sopra i dieci minuti di durata, è la natura progressiva di Strand che emerge ad unire la componente death aggressiva con quella dolce e melodica.
Convince appieno inoltre la produzione dell'album (incredibilmente ottenuta in ambito casalingo), i suoni adoperati per ogni strumento sono perfetti al 100% e riescono ad esprimere appieno i sentimenti e la depressione di questo ragazzo che certo è la componente assoluta protagonista dei cinquanta minuti che compongono questo “From Below”, di cui l'omonima opener è rappresentante perfetta e stupenda.

Le lunghissime ma comunque non pesanti nell'ascolto (a patto ovviamente di essere patiti del genere) “The Triumphant Beast” e “Her Withering Petals” (con un finale da brividi...una vera e propria rinuncia alla propria esistenza, la crocifissione di ogni speranza di vita) concludono il quadro di un disco eccezionale, un gioiellino nero che paradossalmente può far del male a chi ascolta, perchè le sensazioni di tristezza, di angoscia, di inutilità sono talmente presenti in queste canzoni che chiunque può esserne rapito ed ammaliato, prima di crogiolarsi in esse senza più volontà di uscirne.
Un plauso alla Aftermath Music per aver scovato questo ragazzo che ha davvero realizzato qualcosa di cui nemmeno lui, sicuramente, riesce a rendersi conto adesso.
Fatelo vostro a tutti i costi e lasciate abbracciarvi dall'oscurità, il nero abbraccio che dà conforto e che rassicura nell'oblio.

"This imagined warm touch was his relief
Kneeling at her feet, ready for his sleep.
Had no longer wish to arise.
Put her arm around him, no more cries.
Slept there until the fierce cold awoke
to erase all traces of life..."
Recensione a cura di Gianluca 'Graz' Grazioli

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