Copertina 7

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2012
Durata:44 min.
Etichetta:Blue Wave Recordings

Tracklist

  1. EAGLE OF HAAST
  2. TEN THOUSAND CHANGES
  3. MASTODON
  4. FOREST MONUMENT
  5. SHARP AND CHROME
  6. GOLDEN LIFE
  7. LIGHT FOR WHEKE

Line up

  • Jérémy Cas: bass
  • Sebastien Pineau: drums
  • Vincent Barbaud: guitars
  • Geoffrey "G Free" Veron: guitars

Voto medio utenti

Si presentano come artefici di un instrumental post metal e, nonostante la mia solita diffidenza nei confronti dell’enigmatico appellativo “post”, alla prova dei fatti non si può che sostanzialmente avvalorare la definizione stilistica, dacché i francesi Abysse in questo primo album concentrano tutte le loro multiformi visioni dell’universo metallico, dimostrando un atteggiamento assai “democratico” nell’affrontare la variegata materia.
L’uso della voce è pertanto una delle poche preclusioni concesse ad un linguaggio espressivo che appare un autentico groviglio d’ispirazioni, attingendo tanto dai Metallica e dai Megadeth, quanto dagli Opeth e dagli Anathema, finendo per sconfinare persino negli irrequieti territori interpretativi di Mogwai e Mastodon e giustificando in qualche modo pure la prospettiva “innovatrice” della suddetta catalogazione.
Il risultato è piuttosto intrigante, l’esposizione sonora rivela i tratti evidenti di musicisti animati da una sensibilità creativa consistente e malleabile, capace di alternare con la medesima efficacia riff poderosi, strappi thrash, gorghi doom, aperture malinconiche e squarci di derivazione hard-rock, dal tocco vagamente psichedelico.
Suoni dai contorni “familiari”, dunque, ma assemblati in maniera abbastanza persuasiva ed efficace, non lasciando praticamente mai che la voglia di “contaminazione” prevalga sull’istinto melodico o sulla fluidità, aspetti che i transalpini abbinano ad una discreta fantasia compositiva, per un compromesso che si rivela particolarmente equilibrato e avvincente nei vibranti cambi d’umore della lunga “Eagle of haast”, nella caligine plumbea di “Mastodon” e ancora nelle scintillanti suggestioni proto-prog di “Forest monument” e nelle cadenze ipnotiche e immaginifiche di “Golden life”, da considerare i miei due personali best in class della raccolta.
Cosa manca? Beh, sebbene rimanga dell’idea che solo raramente se ne possa davvero fare a meno, rispondere un cantante sarebbe fin troppo “facile” e non renderebbe giustizia ad un gruppo sicuramente interessante a cui mi sento di consigliare solamente una maggiore concisione e un pizzico di superiore focalizzazione “comunicativa”, allo scopo di rendere ancora più incisive e fruibili le conseguenze della loro notevole immaginazione.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 21 mag 2013 alle 10:11

buon lavoro..soprattutto non sporcato da inutili voci growl

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