In fase di recensione del primo disco degli italianissimi Voodoo Highway, il buon Dulnir vi aveva già fatto capire dove andiamo a parare con il sound: hard rock anni ’70 diretto e senza compromessi. In effetti, le sonorità sono proprio quelle, mediate da possibilità tecnologiche certo superiori ma non snaturate.
Questo secondo lavoro si presenta come un album coerente, sorretto da un filo conduttore chiaro e sempre a portata di mano, ma si presta anche a qualche critica.
Ottimi riff, ottime scelte negli arrangiamenti e parti soliste di qualità senza eccedere in individualismi e senza risultare troppo prolisse. Molto buona la voce, anche se la scelta di riproporre più volte vocals filtrate nelle strofe dopo un po’ stanca.
Insomma, siamo di fronte a una band che sa esattamente cosa vuole e padroneggia alla grande i propri strumenti. Quello che manca, a mio parere, è un po’ di malizia in più nel songwriting. Ossia quel “qualcosa” che avrebbe dato a un album del genere la possibilità di arrivare al top. I ritornelli funzionano, ma mancano quei pezzoni da perderci la testa, il groove coinvolge, ma senza mai convincerti ad alzarti in piedi e scapocciare felice. Spero di essermi spiegato e non vorrei essere frainteso: chi ama un certo tipo di sound troverà qui dentro tutto ciò di cui ha bisogno. In particolare, credo che questo sia un prodotto particolarmente gradito ai fan dei Whitesnake, perché come attitudine e scelte stilistiche ci siamo davvero vicini.
I Voodoo Highway meritano di sicuro una possibilità e penso proprio che dal vivo potrebbero rivelarsi una piacevole compagnia. Per quanto riguarda il materiale originale, come detto credo che qualche passo in avanti sia ancora da fare. Senza perdere la freschezza che li caratterizza nonostante peschino a piene mani dal passato, dovranno cercare di tirare fuori qualcosa di più convincente per poter finalmente spiccare il volo. Azzeccare il disco della vita non è facile, ma provarci è un obbligo. Forza ragazzi, avete tutto ciò che serve per farcela!
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