Mah...onestamente non so cosa pensare di questo undicesimo album dei finnici
Amorphis, gruppo che ormai conoscono davvero tutti essendosi formati ben 23 anni fa ed avendo composto album di grande successo commerciale oltre che artistico.
E' bene fare una piccolissima retrospettiva personale riguardo il mio apprezzamento per la band di
Tomi Koivusaari ed
Esa Holopainen, che ha avuto più o meno l'andamento delle montagne russe in un luna park: apprezzo molto i primi album, specialmente "
The Karelian Isthmus" ma anche "
Privilege of Evil" ed adoro alla follia il loro capolavoro "
Tales from the Thousand Lakes", sono svenuto di fronte alla svolta di
Pasi Koskinen con "
Elegy", molto meglio a questo punto il successivo "
Tuonela", che personalmente ritengo l'highlight della seconda fase della loro carriera, prima di sprofondare in due album pretenziosi e spocchiosi come "
Far from the Sun" e soprattutto "
Am Universum", due obbrobri di proporzioni monumentali.
E poi la nuova svolta, quella di
Tomi Joutsen, colui che ha avuto il merito di riportare, sebbene non continuativo, il growl in casa Amorphis con il bellissimo "
Eclipse" dell'ormai 2006.
E qui mi fermo.
Già il successivo "
Silent Waters" del 2007 mi pareva un disco fotocopia, uguale spiccicato al precedente, con la sola discriminante di essere assai meno ispirato.
E di nuovo "
Skyforger", sfido chiunque di voi a distinguere un brano dall'altro non solo all'interno dello stesso disco, ma anche pescando a casaccio nei due precedenti.
E ancora (e per sempre sarà così dato che questi dischi hanno venduto e vendono benissimo) il seguente "
The Beginning of Times" ennesima copia della copia.
Ma è un po' come a scuola, ogni fotocopia della fotocopia mano mano appare sempre più sbiadita e si fa fatica a leggere delle scritte che originariamente erano nitide e ben chiare ed oggi appaiono sbiadite, poco leggibili, poco utili.
E forse è per questo che con il nuovo "
Circle" gli Amorphis hanno cercato di cambiare tutto, abbandonando il
Kalevala (alleluja eh!), cambiando studi di registrazione, cambiando produttore, cambiando un po' tutto insomma, pure lo stile della copertina.
E' bastato tutto questo? Indovinate un po' voi.
Direte "
oh sto leggendo da 5 minuti e dopo tutte queste righe ancora non ha parlato del nuovo disco!".
Eh, per forza, cosa c'è da dire sul nuovo? Identico a tutti gli altri. Commercialissimo, ruffianissimo, melodicissimo, issimo issimo issimo. Quindi piacerà, venderà, riscuoterà successi, la band è a dir poco collaudata e Joutsen è bravo. Ma a mio avviso ha la classica longevità di una medusa spiaggiata, come quello prima, e quello prima, e quello prima.
Se vi accontentate di una band che dal 2006 incide continuamente la stessa canzone moltiplicata per 10 (tutti i dischi tranne "
The Beginning of Times" che ne ha 12) con qualità discendente allora "
Circle" è il disco, formalmente perfetto c'è da riconoscerlo, che fa per voi. Per voi, non per me.