Sono passati ben otto anni da “Rapture of the deep”, ultima fatica in studio dei seminali
Deep Purple, e, a ragione, più di qualcuno era convinto che ormai sulla carriera (in studio) dei cinque inglesi fosse stata messa una pietra sopra, nonostante l’attività live fosse continuata incessantemente e freneticamente in questo lunghissimo lasso di tempo… E invece questi cinque arzilli vecchietti di appendere gli strumenti al chiodo non ci pensano proprio, e sfornano il loro diciannovesimo album (i live non fatemeli contare, sono davvero un’infinità…). E che album, aggiungerei io… non nel senso che è un capolavoro, intendiamoci, ma nel senso che è un album veramente ricchissimo e complesso, tant’è che prima che riesca ad entrarti dentro c’è bisogno di numerosi ascolti.
“Now what?!” è il classico disco di una band che ormai non ha nulla più da dimostrare, non ha fans da conquistare o da mantenere, non ha problemi contrattuali, non ha conti in banca da rimpinguare, ma fa semplicemente e solamente ciò che più gli aggrada, dall’alto del suo status, oserei direi più che intoccabile. Per questo lavoro i nostri hanno usato un approccio quasi progressivo, se mi passate il termine, ma non nel senso che sono presenti passaggi intricati (anche se qualche chicca di Morse e Airey qua e là c’è…) o tempi dispari, piuttosto per il fatto che le composizioni non sono di facile ascolto, e soprattutto si sente un grossissimo lavoro di arrangiamento dietro ogni singolo brano. Il lavoro svolto da Steve è Don è davvero magistrale, ci sono soluzioni armoniche che solo i grandi compositori riescono a tirar fuori, e se a questo aggiungete la solidità data dalla migliore sezione ritmica di tutti i tempi, il gioco è fatto.
E Gillan? Beh, è sterile affrontare di nuovo questo argomento… i fasti degli anni ’70 sono ovviamente lontani anni luce, ma sfiderei chiunque, al suo posto, a mantenere quella voce, dopo quarant’anni di carriera e un’operazione alle corde vocali. Quindi, è stupido venire a dire: non canta più come prima. È ovvio che sia così, e lo è ormai da decenni. Fortunatamente il valore di un campione non deriva solo dalle sue prestazioni estreme, ma anche dalla classe, il talento e l’esperienza, e vi assicuro che di queste tre cose Ian ne ha veramente in abbondanza…
Per quanto riguarda l’album in sé, direi che forse è il più completo che la band ha sfornato nel periodo post Blackmore. Innovazione e tradizione convivono alla grande, il tutto condito con una classe disumana che da sempre ha accompagnato i nostri. Brani più rocciosi come “Weirdistan”, “Vincent price”, “Après vous” o “Hell to pay” si alternano a composizioni più eleganti come la opener “A simple song”, “Blood from a stone” o “Uncommon man”, alla spensierata “Body line”, che col suo incedere ricorda addirittura alcune cose di “Fireball”, attualizzate, o alla progeggiante “Above and beyond”.
Insomma, di carne a cuocere ce n’è veramente tantissima, senza per questo rischiare di incappare in filler o passaggi dubbi. Tutto è al posto giusto, la prova dei nostri è come sempre sopra le righe, ma mi sembra anche stupido sottolinearlo, e la produzione è moderna ma non snatura il sound tipico del gruppo. Cosa dire, “Now what?!” è senz’altro un disco che farà parlare di sé… Perché non è il classico album scontato che ci si può aspettare dai dinosauri del rock. Perché ha rimesso in gioco, per l’ennesima volta, una delle band più geniali del panorama rock mondiale. Perché ci riconsegna una band vogliosa e ‘giovane’, nonostante l’anagrafe sentenzi perentoriamente il contrario.
Chi ama davvero i Deep Purple apprezzerà senz’altro, anche se magari con qualche ascolto in più del solito. Chi ce l’ha a morte con i vecchiacci che continuano a sfornare album, troverà senz’altro qualche stupidata alla quale appigliarsi per denigrare il lavoro svolto, ma questo non è un nostro problema. Per quanto riguarda me, mi sento di consigliare senza ombra di dubbio l’acquisto. “Now what?!” sarà il canto del cigno dei Deep Purple? Chi può mai dirlo… per ora mi basta premere di nuovo il tasto play e passare un’altra oretta ascoltando grande musica…