Copertina 7,5

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2013
Durata:44 min.
Etichetta:Peaceville Records

Tracklist

  1. SLAUGHTER AT BEAST HOUSE
  2. MANGLED FAR BELOW
  3. SHE IS A FUNERAL
  4. COFFIN CRAWLERS
  5. WHEN HAMMER MEETS BONE
  6. THORNS AND ASHES
  7. ARCH CADAVER
  8. FLESH TURNS TO DUST
  9. RUNNING FROM THE GOATHEAD
  10. THE HEADLESS RITUAL

Line up

  • Chris Reifert: vocals, drums
  • Eric Cutler: vocals, guitars
  • Danny Coralles: guitars
  • Joe Allen: bass

Voto medio utenti

Riformati quasi per scherzo nel 2008 per incidere un paio di nuovi pezzi poi ancora nel 2010 in occasione del Maryland Deathfest, gli storici Autopsy hanno ripreso con gusto e convinzione la loro carriera interrottasi nel 1995 dopo il poco esaltante, se non per il nome, Shitfun e giungono oggi alla pubblicazione del loro sesto full lenght.

Inutile ripercorrere la storia di questa band di culto, se vi siete soffermati sulla recensione attratti dal nome del gruppo e dalla splendida copertina di Joe Petagno, sapete già che siete alla ricerca di fottuto e grezzo death metal ,di quello di una volta, e qui lo troverete di sicuro.

Non discostandosi molto dal precedente Macabre Eternal, se non per una maggiore lentezza complessiva, gli statunitensi propongono un altro album 100% nel loro stile, senza sperimentazioni e senza evoluzioni. Qui dentro troverete solo death metal fatto con sangue e attitudine, lontano da produzioni patinate e brani ultra tecnici tanto in voga nei tempi recenti.
La velocità a tutti i costi non è mai stata una prerogativa di Reifert e compagni, dallo storico Mental Funeral hanno inserito parti rallentate seguite da accelerazioni e chitarre che scandiscono riff secchi e caotici che precedono e seguono assoli violenti, a volte melodici.

Questo è quello che troviamo anche in The headless ritual che, a giudicare dall'artwork e dai titoli delle canzoni (non ho purtroppo i testi), sembra un concept album incentrato appunto sulla preparazione del rituale di decapitazione. I brani, alcuni oltre i 6 minuti, altri decisamente più brevi, rinchiudono diversi stati d'animo che vanno dalla rabbia alla sofferenza alla rassegnazione. Molto marcata è l'influenza sabbathiana nelle parti più lente che arrivano perfino a lasciare da soli basso e batteria, come nell'opener Slaughter at beast house, poi quando pensi che la canzone stia finendo, ecco che un assolo o un riff velocissimo ti risvegliano dal torpore e scuotono ulteriormente le budella.
Tra le highlights del disco, oltre al già citato pezzo di apertura, sicuramente segnalerei Coffin Crowlers e When hammer meets bone. La prima con un'introduzione orrifica che crea suspance per poi esplodere, rallentare esageratamente e tornare inquietante nel finale, la seconda invece parte veloce in pieno death metal style alla Obituary (e alla Autopsy direi!) per poi decelerare e riprendere a razzo nel finale. La voce di Chris è il classico growl che tuttavia cerca di essere più espressivo inserendo scream sofferti e urla dilanianti spezzando la monotonia.

Mi rendo conto che per chi non abbia seguito la scena death metal americana e la sua evoluzione dall'inizio (per questioni anagrafiche o di disinteresse verso la proposta) un disco del genere possa sembrare semplicistico e con poco da offrire nel 2013, in questo caso prendete il voto finale "con le molle". Se invece volete cattiveria e semplicità da chi ha contribuito a plasmare e diffondere il genere, prima con l'imprescindibile Scream bloody gore poi con la propria band, ecco che Chris Reifert e compagni possono riportarvi in quegli anni e farvi godere ancora.
Recensione a cura di Francesco Frank Gozzi

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