Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:35 min.
Etichetta:F.O.A.D. Records

Tracklist

  1. THROUGH THE BARS
  2. DEATH IS THE ONLY LAW
  3. KILL ME IF YOU LOVE ME
  4. THE GOOD FIGHT
  5. DIE ALONE
  6. TRUST NO ONE
  7. CUNT
  8. ARMAGEDDON (CARNIVORE COVER)

Line up

  • Saverio Sgaramella: vocals
  • Giuseppe Chiruzzi: guitar
  • Lorenzo Valenzisi: guitar
  • Marco Volpicelli: bass
  • Domenico Pugliese: drums

Voto medio utenti

Uscito lo scorso 20 Aprile per la sempre più attiva F.O.A.D. Records, “Twilight of the Gods” (un titolo decisamente più epic/power che hardcore), segna il ritorno ufficiale sulle scene degli italianissimi Concrete Block, dopo una pausa forzata di qualche anno dovuta a problemi di line-up, oggi completamente rinnovata, e personali del singer Saverio.
Otto brani (tra cui una cover di “Armageddon” dei Carnivore) senza mezzi termini, dritti sul nostro grugno, con fortissimi influenze metal che vanno ad appesantire ancora di più l’hardcore proposto dai piemontesi. Sì, metalcore, quello originario, non le stronzate che negli anni sono seguite, ricche di ritornelli imbarazzanti. Personalmente non sono un grande amante di queste sonorità, preferisco di gran lunga la purezza in un genere come l’hardcore, le commistioni con il metal raramente sono riuscite ad entusiasmarmi, però ciò non toglie che “Twilight of the Gods” sia un buon disco, composto e registrato con tutti i crismi.
E se è vero che qualche richiamo ai grandi del genere c’è, specie a colossi della scena americana, è altrettanto vero che tutto sommato i Concrete Block sono finalmente riusciti, alla loro terza prova in studio, a crearsi uno stile abbastanza personale, che evita scomodi paragoni e consacra i nostri come una delle realtà più significative dell’attuale scena HC nostrana, anche se, in tutto ciò, il growl di Saverio proprio non mi scende, lasciatemelo dire…
Brani come “Death is the only way”, “Kill me if you love me” o l’opener “Through the bars” sono veri e propri cazzotti nello stomaco, ed esprimono al meglio la rabbia dei nostri e in particolare del singer Saverio, con dei mid tempo pachidermici sorretti da chitarroni pieni e tondi, ben valorizzati dalla produzione ad opera degli One Black Sox Studio di Torino, anche se c’è da dire che l’album presenta qualche lato oscuro che rende l’andamento leggermente altalenante.
Ora tutto sta a capire se si tratta del classico EP di transizione, visti anche e soprattutto i problemi di cui parlavamo in apertura, oppure se dobbiamo parlare di veri e propri cali di creatività per quanto riguarda i Concrete Block. La risposta a questo quesito potrà arrivare solo quando tra le mani avremo il prossimo lavoro della band, che sarà assolutamente un traguardo da non fallire per dimostrare di essere tornati definitivamente in piena forma, combattivi e competitivi. Per ora la sufficienza è abbondante per un EP che pur non essendo un capolavoro si lascia ascoltare e riesce a colpire nel segno…
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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