Copertina 8,5

Info

Past
Genere:Death Metal
Anno di uscita:1993
Durata:47 min.
Etichetta:Nuclear Blast

Tracklist

  1. UNFOUND MORTALITY
  2. NIGHTFEAR
  3. PARADOX ALLEY
  4. I BOW TO NONE
  5. PAINTED SKULLS
  6. VIOLATION DOMAIN
  7. FACE WITHOUT SOUL
  8. BLEAKHOUSE
  9. BLOOD FROM STONE
  10. WRONG SIDE OF THE GRAVE (THE ACCüSED COVER - BONUS TRACK)
  11. ARTEFACTED / SPIT FORTH (BONUS TRACK)

Line up

  • Ian Treacy: Drums
  • Frank Healy: Bass
  • Peter Rew: Guitars
  • Darren Brookes: Guitars
  • Dave Ingram: Vocals

Voto medio utenti

I Benediction, formazione inglese fondata nel 1989 a Birmingham, dedita alla causa del Death Metal, dopo un paio di album ancora acerbi come "Subconscious Terror" del 1990 (il quale vedeva la presenza del grande Mark "Barney" Greenwaye) e "The Grand Leveller"(1991), nel 1993 arrivano a quella che per tutte le band rappresenta una grande prova, il terzo lavoro in studio, in questo caso: "Trascend the Rubicon" (Nuclear Blast).

Dopo vari cambi di formazione, i Benediction del 1993 si stabilizzano con quella che sarà la formazione per molti anni a venire – batteria esclusa –, ovvero: Dave Ingram – voce, Frank Healy - basso, Peter Rew – chitarra, Darren Brookes – chitarra, Ian Treacy – batteria.

I Benediction sono una delle prime e più importanti Death Metal band del panorama inglese assieme ai Bolt Thrower. Lo stile sfoggiato in "Trascend the Rubicon" è un Death che affonda le radici in quella che è l'interpretazione del genere nel continente europeo – sulla stessa scia di gruppi come Dismember, Entombed, Sinister, Asphyx, ecc.ecc. – che si differenzia da quella americana, potremmo dire generalizzando, per le strutture più semplici e lineari, un'esecuzione che non punta esageratamente sulla velocità e una maggiore attenzione al groove.
Scendendo nel dettaglio possiamo evidenziare che tutto il disco è sorretto da un ottimo guitar work ad opera della coppia d'asce Rew/Brookes, con riff facilmente memorizzabili e di forte impatto; il basso di Healy invece si limita a seguirne le orme. Per quel che riguarda il lavoro dietro le pelli, Tracy esegue una prova solida, sfoggiando uno stile essenziale impostato su tupa tupa e tappeti di doppia cassa – senza l'utilizzo di blast beat – veloce quanto basta e con un ottimo groove nei frangenti più lenti.
Avvincente anche la prova di Ingram al microfono – subentrato nel precedente "The Grand Leveller" – con il suo stile di growl carismatico e "facilmente" distinguibile.
Durante tutto il platter sono ben udibili molte influenze Thrash, in particolar modo degli Slayer, si pensi per esempio alla bellissima "Violation Domain".

"Trascend the Rubicon" nel suo insieme risulta un prodotto organico, senza troppi cali di tensione e di ottima fattura, con un alone thrashy sempre ben presente.
Il disco è composto di 8 tracce più due bonus-track: "Wrong Side of the Grave" (cover dei The Accüsed) e "Artefacted / Spit Forth".
Inutile addentrarsi in un track by track data l'omogeneità delle canzoni, ma possiamo segnalare, sia per meriti qualitativi che per capacità di condensare il sound del quintetto di Birmingham: "Paradox Alley" con i suoi avvincenti cambi di tempo e i numerosi hook condensati all'interno di linee vocali catchy; la pesantezza del marcissimo groove di "I Bow to None", la già citata "Violation Domain" e la furibonda "Bleakhouse", vera e propria mazzata in your face.

Per quel che riguarda le tematiche del disco, il cui titolo è ispirato dal famoso passaggio storico del Rubicone da parte di Giulio Cesare, che ha assunto nella cultura popolare il sinonimo di prendere una decisione importante, irrevocabile; una decisione che porta a varcare un confine fino ad un certo momento considerato invalicabile, costi quel che costi, anche di essere invisi alla società. Questo tema lo si ritrova in varie liriche, in particolar modo in "Violation Domain", riferito per l'appunto all'esigenza di varcare i confini della fede religiosa per poter comprendere ed accettare la "vera realtà" della natura umana (quantomeno dal loro punto di vista).
Più o meno quasi tutti i testi trattano di tematiche simili, non propriamente assimilabili al satanismo, ma ad una forte avversione nei confronti della fede cristiana e religiosa in senso lato. Una fede che opprime, condannando anche il minimo peccato poiché incapace di "sopportare" la natura umana; priva dell'utilizzo razionale del pensiero, della ragione e a favore di un abbandono al misticismo dogmatico:
"Incantesimo dei vostri pensieri/ Su questa spira mortale/ Spalancate le fauci dell'odio/ Servendo loro così lealmente /puzzolenti contraddizioni/ Quando ridete mentre fallite/ Credendo nella vostra innocenza/ Raccontate una storia dolorosa/ L'autunno cade su una vita/ Questa stagione è finita/ Ombre scure tutt'intorno/ E ancora senza un amico/ La consapevolezza si affaccia su di voi/ È tempo per voi di affrontare/ L'odiosa razza umana".
Ormai forse suona un po' antiquato... poiché il sistema utilizza mezzi di "contenimento" e "conformazione" ben più efficaci della religione...ma questa è un'altra storia; qui "siamo" nel 93', e il Death Metal affonda le sue radici proprio in questo tipo di tematiche.
Non manca la classica traccia incentrata su pazzi omicidi come "I Bow to None"… insomma i cliché ci sono tutti, e tutto sommato le liriche sono piuttosto curate visto e considerato il genere.

La produzione affidata a Paul Johnston, Markus Staiger e ai Benediction stessi, è di ottimo livello, tutti gli strumenti risultano adeguatamente evidenziati senza scadere nella "plasticosa bombasticità" che purtroppo segnerà il futuro di molti prodotti targati Nuclear Blast.

"Trascend the Rubicon" è un ottimo disco che regge alla prova del tempo... Probabilmente paga il prezzo di essere uscito in un'epoca dove venivano sfornati capolavori in serie da parte di moltissime band.
In ogni caso vale la pena di oltrepassare il Rubicone con i Benediction; questo album è in grado di mandare a casa molta della fuffa moderna che viene spacciata per metal estremo.


Recensione a cura di DiX88

Recensione a cura di Ghost Writer

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